Campagna: nuove sale raccontano la vita nel campo di internamento

Campagna: nuove sale raccontano la vita nel campo di internamento
Gli studenti delle scuole di Campagna suonano gli inni che ricordano la Shoah nel Chiostro del Convento di San Bartolomeo, che da dieci anni è il Museo "Itinerario...

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Gli studenti delle scuole di Campagna suonano gli inni che ricordano la Shoah nel Chiostro del Convento di San Bartolomeo, che da dieci anni è il Museo "Itinerario della memoria e della pace". In queste sale che un tempo furono un campo di internamento per gli ebrei, si consumò il dramma ma anche la salvezza di tanti internati, aiutati dal Monsignor Giuseppe Palatucci e da suo nipote Giovanni Palatucci, questore di Fiume.


Gli eventi di un programma nutrito della Giornata della memoria, che arriveranno fino all'11 febbraio, si aprono con questi suoni e con il monito del professore Giuseppe Acone, prof emerito di Pedagogia dell'università di Salerno, che sottolinea il valore forte del ricordo e della memoria, con un escursus che va da quel periodo storico ad oggi. Punta l'indice contro una scuola che troppo spesso dimentica, punta l'indice contro quell'assenza di "paideia", l'educazione al ricordo e alla memoria che invece dovrebbero essere il filo conduttore per i giovani. E cita quelle baby gang, che sono il sintomoo vivo del disagio sociale di oggi, con un volo pindarico nel tempo tra ieri ed oggi, che risulta un monito per tutti, richiamando i valori di quanto accadde anche a Campagna, nella comunità che aiutò gli internati di San Bartolomeo e della Concezione.


E per focalizzare la memoria e cosa sia accaduto, il sindaco di Campagna, Roberto Monaco, il direttore del Museo, Marcello Naimoli, insieme al sindaco di Contursi, Alfonso Forlenza, al professore Acone, alle scuole, hanno inaugurato la mostra fotografica su mons. Palatucci e aperto alcune nuove sale che puntano ad innovare l’aspetto della narrazione degli eventi, utilizzando le nuove tecnologie e creando nuovi spazi: la Sala medica, che ha ricostruito il laboratorio medico di Maks Tanzer e Chaim Pajes, con gli strumenti chirurgici che i due medici internati utilizzavano nel campo e a cui anche i campagnesi si rivolgevano; la Sala di introduzione con ologramma: si suona un campanello e da una porta immaginaria inizia la narrazione di un internato polacco che racconta la sua vita a Campagna; la Sala emozionale con le immagini narranti della vita degli ebrei su tre pannelli. Il ricordo diventa così visivo, ascoltabile e per questo emozionale. E qui, nel solo mese di gennaio fino alla prima settimana di febbraio, i visitatori giunti e prenotati sono già oltre duemila. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino