Sin da Milano sono arrivate voci contrarie. Come quella di un giornalista che da tempo si è trasferito per lavoro nel capoluogo lombardo. È preoccupato anche per i...
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Quella di Mauro è solo la punta di un iceberg di quanto la nota del vescovo Giuseppe Giudice ha scatenato con critiche e polemiche che sui social, l’unica piazza disponibile nel periodo della quarantena, ha raggiunto picchi elevatissimi. «Ma per la Chiesa la legge non è uguale a quella che dobbiamo rispettare noi cittadini? – si è chiesto Enrico Bove – siamo in emergenza. Immagino la gente che si riverserà e andare a pregare durante la settimana Santa. Andare a pregare non rientra nei motivi di comprovata necessità e soprattutto rappresenterà per tanti la scusa per uscire». «Si può pregare anche a casa» ha chiosato Pasquale Rubino. I commenti, a centinaia, hanno inondato i gruppi sui social, quasi tutti di questo tenore arrivando, però, anche a toni offensivi nei confronti della diocesi compresa una lettera da inviare al presidente Vincenzo De Luca.
Salvatore Arena ha invitato il vescovo a ripensarci. Ovviamente c’è anche chi, leggendo con attenzione la nota vescovile, ha cercato di rimettere in una certa carreggiata la discussione. «Il comunicato - ha detto Anna Maria Nitto - chiarisce ampiamente che il ministero dell’Interno non ha mai vietato l’apertura delle chiese. Anzi la nostra diocesi è stata tra le prime a chiudere per cautela le chiese. Leggiamo bene i termini e le modalità di celebrazioni delle festività pasquali, evitiamo che la paura generi ulteriori allarmismi ed ulteriore paura». Le ha fatto eco Pasquale Vicidomini: «Il vescovo non ha autorizzato manifestazioni, niente messe o altre celebrazioni. Ha aperto un luogo in cui mantenendo la distanza sociale si può stare. Come avviene nel resto della città». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino