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Aveva trasformato la tavernetta della sua villa in una clinica privata operando, in condizioni di assoluta carenza igienica, pazienti desiderosi di sottoporsi ad interventi di chirurgia plastica. È finito in un’aula di tribunale con l’accusa di lesioni personali colpose e per aver gestito, senza alcuna autorizzazione, una struttura sanitaria, il chirurgo plastico Bruno Giustiniani che, nella sua abitazione di Casa Manzo, nella zona alta della città, aveva messo in piedi un singolare ambulatorio “fai da te”. Alla sbarra anche la compagna del medico che, con le mansioni di infermiera, coadiuvava Giustiniani nella cura dei pazienti e nell’attività di gestione amministrativa e contabile del centro.
Il processo si è aperto davanti al giudice monocratico del tribunale di Salerno, dottoressa Albarano, con la deposizione della vittima dell’intervento F.S. che, costituito parte civile attraverso l’avvocato Annalisa Buonadonna, ha ricostruito l’assurda vicenda. «Avevo addosso ancora le scarpe e i pantaloni» ha affermato l’uomo che, attraverso la sua deposizione, ha confermato tutte le accuse spiegando di aver «versato al chirurgo 3.500 euro, ovviamente senza ottenere alcuna ricevuta». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino