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Tutto ha inizio nel 2014 con l’ordinanza di demolizione delle strutture fisse emessa dal responsabile del servizio area tecnica edilizia e urbanistica del Comune di Amalfi. Nell’immediato il Tar Campania dispose la sospensione dell’ordinanza di demolizione, per poi pronunciarsi nel merito tre anni più tardi, autorizzando la rimozione delle strutture sull’arenile. Con determina del 9 febbraio scorso, l’ingegnere Fico ha disposto la decadenza delle concessioni demaniali rilasciate dal Comune di Amalfi alle tre attività che allo stato occupano le aree demaniali «senza alcun valido titolo giuridico». Se lo scorso anno una proroga vi era stata per salvare la stagione turistica alle porte, stavolta non sembrano esserci possibilità. «Ai fini della cessazione di tale situazione antigiuridica di occupazione abusiva, occorre procedere alla acquisizione dell’area oggetto della concessione decaduta mediante consegna e rilascio (da parte delle tre società nda) per il ripristino delle finalità cui è destinata l’area in questione, a tutela dello specifico interesse pubblico connesso al bene in questione in vista della stagione estiva 2024» si legge dall’ordinanza. La restituzione e la consegna delle porzioni di spiaggia dovranno avvenire giovedì 22 febbraio alle 11. «In caso di inottemperanza - specifica il dispositivo - si procederà in via coattiva con l’assistenza della forza pubblica, con deferimento alla competente autorità giudiziaria».
Intanto i legali delle tre società stanno preparando nuovo ricorso per bloccare gli abbattimenti: il tempo stringe, mancano solo cinque giorni. Il caso più eclatante è quello del Marina Grande, il primo stabilimento ad Amalfi, che dagli anni Venti del secolo scorso ha dato vita al turismo balneare.
Negli anni Ottanta ottenne l’autorizzazione a impiantare pali in cemento pressurizzato nella sabbia mentre, all’indomani della forte mareggiata del 1987, i permessi per la costruzione della nuova struttura, realizzata con sovvenzioni regionali. Intanto vivono nell’incognita i lavoratori delle tre strutture turistiche e le loro famiglie che alle porte di una nuova stagione rischiano di trovarsi senza occupazione.
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