Covid, la procura di Salerno apre un fascicolo sulla medicina di territorio

Covid, la procura di Salerno apre un fascicolo sulla medicina di territorio
Il Covid al centro di un fascicolo aperto dalla procura di Salerno. L’iniziativa è del procuratore capo Giuseppe Borrelli il quale ha dato mandato ai suoi uomini di...

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Il Covid al centro di un fascicolo aperto dalla procura di Salerno. L’iniziativa è del procuratore capo Giuseppe Borrelli il quale ha dato mandato ai suoi uomini di seguire le procedure, ascoltare le persone, verificare le modalità di cura e i percorsi seguiti dai pazienti. Il tutto per accertare che i protocolli siano stati seguiti correttamente. Al momento l’indagine è riservata ma starebbe andando avanti velocemente. Smentita l’ipotesi che sia stato sentito qualche giornalista televisivo, in procura sono però state chiamate diverse persone informate sui fatti e non soltanto del mondo sanitario. 

Al centro dell’interessamento della procura ci sarebbe, in particolare, la medicina territoriale. Accertato che le denunce anonime giunte da più parti sulla mancanza di strumenti adeguati e posti letto siano non veritiere, l’attenzione degli inquirenti è ora concentrata tutta sull’ospedalizzazione dei malati Covid. Per questo motivo, qualche settimana fa, con grande riservatezza, i carabinieri del Nas sarebbero andati negli uffici dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona per acquisire documentazione importante. Ci sarebbero anche le cartelle cliniche di pazienti Covid ma su questo non arrivano conferme. In effetti quello che starebbe emergendo dalle prime battute dell’inchiesta è la mancanza di un adeguato sistema sanitario relativo alla medicina territoriale. In particolare ci sarebbe un momento di buio tra la diagnosi della malattia e la eventuale ospedalizzazione che, secondo alcune ipotesi, potrebbero arrivare tardi o essere «pilotata» a seconda dei casi. Ma, per il momento, si è soltanto nel campo delle ipotesi. Ipotesi sulle quali, però, la procura vuole continuare a lavorare. Ci sarebbero casi «sospetti» ma nessuna denuncia da parte dei familiari sui ritardi nell’assistenza sanitaria di base. Eppure gli inquirenti sono convinti che ci siano degli intoppi nel sistema e soprattutto per quanto riguarda l’adozione dei protocolli. Insomma, le persone arriverebbero in ospedale quando la situazione è ormai critica e ci sarebbero anche alcuni ritardi nella gestione della malattia nelle battite iniziali.

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Il Mattino