SALERNO -«A Salerno c’è la presenza di centinaia di immigrati che pretendono di occupare militarmente il lungomare della città, e di vendere prodotti...
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Ma ieri, alla Festa dell’Unità organizzata dal Pd a Castel Volturno, il presidente della Regione alza ancora il tiro. E nel mirino finisce il capo della comunità senegalese di Salerno, che De Luca si spinge a definire «un mezzo camorrista». Parole forti, che gettano benzina sul fuoco di rapporti già tesi oltremisura con la nutrita enclave straniera insediata da anni in città. «Dieci anni fa ero sindaco - dice De Luca dalla tribuna della festa di partito in provincia di Caserta - e feci un accordo con l’allora capo della comunità senegalese, che era una persona di grande disponibilità e civiltà, e decidemmo così di aprire i mercatini etcnici. Per un po’ di tempo c’è stato rispetto reciproco, poi quel rappresentante è morto ed è stato cambiato. È arrivato un tipo che sembra un mezzo camorrista, che viene e parla a tu per tu. Nelle scorse settimane abbiamo registrato aggressioni ai nostri vigili urbani, poi spaccio droga sul lungomare».
È un attacco senza perifrasi. De Luca non fa nomi, ma con ogni evidenza quel «mezzo camorrista» nel bersaglio del governatore è il presidente della comunità senegalese di Salerno. Daouda Niang. Colui che dopo le aggressioni denunciate dadue agenti della Polizia municipale ha raccontato una versione rovesciata dell’accaduto. «Non c’è stata nessuna violenza», la tesi di Niang, sarebbero stati i vigili urbani ad accentuare i toni dello scontro con i venditori abusivi, con lo scopo di «strumentalizzarli» nella vertenza in atto con il Comune e per «dimostrare che la città è insicura e occorrono più turni di vigilanza». Accuse ai vigili ma anche all’amministrazione comunale, che secondo il leader dei senegalesi non consente loro di lavorare assegnando un’area specifica per vendere la merce. Alle parole di Niang, sei giorni fa, la replica piccata del sindaco Enzo Napoli: «Nega l’evidenza. Ci sono referti che certificano l’accaduto. Non c’è bisogno d’altro». Ieri, il siluro del predecessore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino