Denunciato e processato ma è un caso di omonimia

Denunciato e processato ma è un caso di omonimia
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«All’inizio non mi curai della cosa, del resto non avevo mai avuto problemi con la legge. Ma quando fui convocato in tribunale per la prima udienza del processo mi incuriosii, chiamai il mio legale, Fortunato De Felice, per avere spiegazioni. Fui preso dall’ansia e lo confesso, ho temuto di essere condannato con una pena sospesa magari, o peggio, di farmi qualche giorno in carcere». A parlare è Alfonso Califano, giovane nocerino residente a San Marzano sul Sarno e barista al Coffee Time di Sant’Egidio del Monte Albino, finito al centro di un caso di omonimia al tribunale di Nocera Inferiore. Una circostanza che gli è valsa, in sequenza, prima una denuncia per truffa con tanto di indagine, poi un processo durato diversi anni. Due giorni fa il magistrato lo ha assolto, dopo che la parte offesa nel riconoscere chi lo aveva truffato, ha esclamato: «Signor giudice, non è lui la persona che ricordo». 

L’odissea di Califano comincia qualche anno fa, quando la Procura di Nocera gli notifica un avviso di indagini concluse. Secondo quelle carte, è accusato di aver fatto stipulare ad un’altra persona un’assicurazione falsa per conto della Generartel, procurandosi poi un saldo di circa 1000 euro. Tutto questo in un bar a Castel San Giorgio, il 20 giugno 2013. Dopo un mese, la vittima subì un incidente con la propria auto, ma quando si recò all’assicurazione apprese di non essere registrato con alcun contratto. Da lì la denuncia. Poi, non si sa come, la Procura - con il lavoro dei carabinieri - aveva citato in giudizio Califano, che possiede lo stesso nome e cognome della persona accusata di aver truffato il nocerino. Gli inquirenti erano risaliti a lui dopo aver sentito la persona offesa e un amico, in sua compagnia al momento della stipula della polizza. Nel fascicolo, tuttavia, non c’era traccia del verbale di identificazione.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino