Malore in carcere e morte in ospedale, medici nei guai: «Dissero che era una colica»

Malore in carcere e morte in ospedale, medici nei guai: «Dissero che era una colica»
Si trasforma in processo la tragedia nella quale nell’aprile 2018, perse la vita il 50enne di Angri Aniello Bruno detenuto a Fuorni e deceduto nel reparto di rianimazione...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Si trasforma in processo la tragedia nella quale nell’aprile 2018, perse la vita il 50enne di Angri Aniello Bruno detenuto a Fuorni e deceduto nel reparto di rianimazione del Ruggi per un’ischemia acuta intestinale. A deciderlo, ieri, è stato il gup del tribunale di Salerno Ubaldo Perrotta che, all’esito dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio tre medici del carcere e uno del pronto soccorso del nosocomio di via San Leonardo accusati tutti di omicidio colposo in relazione alla morte del 50enne. Assistiti dagli avvocati Agostino De Caro e Giovanni Gioia, dovranno presentarsi davanti ai giudici per il processo i tre medici della casa circondariale Maria Rosaria Attianese, Aniello De Chiara e Cosimo Orsano, e il medico operante al pronto soccorso dell’ospedale cittadino, Giuseppe De Nicola. Si sono invece già costituiti parte civile, con l’avvocato Pierluigi Spadafora, i familiari del detenuto. 


La vicenda risale alla primavera dello scorso anno quando il 50enne, recluso in una cella del carcere di Fuorni, cominciò a stare male. L’uomo lamentava forti dolori addominali ma, nonostante le sue condizioni sembravano aggravarsi sempre più con continui episodi di vomito, nessuno dei sanitari interni al carcere, prescrisse adeguati esami per accertare le reali cause del suo malessere. Solo dopo dieci lunghi giorni nel corso dei quali le condizioni del 50enne peggiorarono sempre più, i sanitari della casa circondariale predisposero il trasferimento del detenuto al nosocomio di via San Leonardo. Giunto al pronto soccorso, è anche in questa fase che la Procura individua colpe ed omissioni, il detenuto fu visitato dal medico Giuseppe De Nicola che, sottovalutando la sintomatologia del paziente, concluse con una diagnosi di una banale colica renale e lo dimise facendolo tornare in cella. Al rientro in carcere, però, le sue condizioni peggiorarono ulteriormente tanto che durante un colloquio con la moglie, non sarebbe riuscito più a parlare dai dolori, preferendo tornare in cella. Solo tre ore dopo i sanitari del carcere predisposero un nuovo trasporto in ospedale. Qui immediatamente drammatiche apparvero le sue condizioni. Il paziente fu operato d’urgenza per una perforazione dell’intestino. Ma non servì a salvarlo.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino