Dipinto della Madonna torna a Sala Consilina dopo 40 anni, appello dei fedeli per il restauro

Il dipinto, ritrovato in Piemonte e risalente alla seconda metà del Cinquecento, era stato rubato nel 1982 nel corso dei lavori di ricostruzione della chiesa danneggiata dall’evento sismico di due anni prima.

La restituzione del dipinto
Lettera aperta a mo’ di preghiera, a Sala Consilina per chiedere il restauro della Madonna del Rosario, tornata in chiesa, grazie all’opera dei carabinieri 40 anni...

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Lettera aperta a mo’ di preghiera, a Sala Consilina per chiedere il restauro della Madonna del Rosario, tornata in chiesa, grazie all’opera dei carabinieri 40 anni dopo il furto. Si tratta della Pala della Madonna riconsegnata dai carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Torino all’interno della chiesa di Santo Stefano di Sala Consilina. Il dipinto, ritrovato in Piemonte e risalente alla seconda metà del Cinquecento, era stato rubato nel 1982 nel corso dei lavori di ricostruzione della chiesa danneggiata dall’evento sismico di due anni prima.

La cerimonia di restituzione al parroco don Domenico Santangelo nella chiesa di Santo Stefano si era tenuta qualche mese fa. L’opera, un dipinto a olio su tela, ha una notevole valenza storico-artistica nell’ambito dei dipinti presenti nelle chiese di competenza della Diocesi di Teggiano-Policastro retta da monsignor Antonio De Luca, ma ha riportato in questi 40 anni dei danni, evidenti nei “cerotti” che la contraddistinguono. Durante la Santa messa di fine anno, ai piedi dell’opera sacra, è stata esposta una lettera.

«Sono ai piedi di un altare dallo scorso mese di marzo, sperando che un uomo o una donna di buon cuore abbiano a muoversi d’impegno nei miei confronti, solo a vedere le condizioni della tavola che mi raffigura. Abbisogno di un restauro». Una lettera, firmata dalla voce silenziosa di una Madonna rattoppata, opera dei fedeli che scrivono in prima persona, come se a parlare fosse l’opera o la madonna stessa.

«Allorché fui restituita alla comunità cittadina, nello scorso mese di marzo, la chiesa di Santo Stefano si riempì di autorità civili e religiose, di rappresentanti istituzionali, di componenti di associazioni civiche, nonché di semplici cittadini, cosicché mi sentii ben accolta. Dopo, però, si sono dimenticati di me, lasciandomi il dubbio più che pressante che della Madonna del Rosario non interessi granché a nessuno di quelli che, invece, potrebbero aiutarmi a ritornare in condizioni tali da ritrarre degnamente un soggetto di culto».
 

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Il Mattino