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Un esercito. Una fuga di cervelli. Laureati, diplomati, professionisti. Ex avvocati, ex farmacisti, ex commercialisti e architetti. Ma anche tanti disoccupati col diploma. Il Salernitano ha visto fuggire dalla propria terra ben 28mila tra docenti di ruolo o precari, ma anche migliaia di bidelli e assistenti scolastici. Un pezzo di terra che se ne va. Come Vito Luongo, il 47enne di Serre che ogni settimana macina mille chilometri per lavorare da precario a Todi, ci sono migliaia di salernitani che fanno sacrifici per lavorare nella scuola. La storia di Vito è stata raccontata ieri dal Mattino. Sull'onda della crisi dell'era Covid, del post pandemia e ora della crisi energetica, migliaia di salernitani hanno scelto la strada della lontananza da Salerno. Famiglie in frantumi in cerca di lavoro, o di una ricollocazione nel sistema produttivo. In 4 anni sono 28mila i salernitani che hanno tentato la carta della scuola. In gran parte si tratta di ex professionisti a partita Iva o ex dipendenti di studi professionali che hanno deciso di cambiare vita. Di svoltare. Dove?
Al nord sicuramente, ma anche in Emilia Romagna, Toscana. Si pensi che ad oggi sono 4.500 i professori precari che hanno fatto valigia quest'estate iscrivendosi nelle graduatorie di Milano e provincia, Brescia e Bergamo. Mentre gli aspiranti bidelli salernitani sono ben 12mila in Lombardia; più di 8mila in Veneto; non meno di 4mila in Emilia Romagna. E i professori supplenti sono tanti sparsi per l'Italia del nord e del centro. In totale si stimano ben 14mila supplenti emigrati in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Un popolo che cerca lavoro. È su queste persone, figli della nostra terra, che la politica dovrebbe interrogarsi. «Il precariato è senza dubbio una annosa quaestio che per le dimensioni numeriche raggiunte, assume i tratti di emergenza ripercuotendosi negativamente sul funzionamento delle scuole - dichiara Susy Parrillo della Uil scuola Salerno - Sono lavoratori che vivono ogni anno all'insegna della profonda incertezza: dopo essere stati al servizio dello Stato devono lasciare il lavoro e sperare di essere richiamati a settembre.
Ma al nord ci sono anche migliaia di prof di ruolo ingabbiati. C'è chi è stato assunto con la riforma della Buona scuola e chi nel 2014 ha scelto di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento delle province del centro-nord Italia. Per tutti l'unica costante è la lontananza da casa, dalla famiglia e talvolta dai figli. Ammonta a 3.600 unità l'esercito dei prof e delle maestre salernitani in servizio in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte o Veneto. Il dato emerge dal raffronto tra il numero di domande di avvicinamento giunte quest'anno all'Ufficio scolastico provinciale e quelle autorizzate su trasferimenti e assegnazioni provvisorie. In due anni a fronte di 4.360 domande di avvicinamento o di trasferimento solo 700 sono state accettate. Risultato? Ad oggi 5 docenti sui 6 richiedenti avvicinamento o trasferimento a Salerno, restano lontano da casa e dalle famiglie. I più fortunati optano per la vita da pendolari, con sveglia alle 4 o alle 5 di mattina. Chi invece è titolare e assunto in ruolo dalla Toscana in su è obbligato a prendere camera o casa in affitto sobbarcandosi spese di varia natura.
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