Droga nelle scarpe da consegnare al compagno detenuto: condannata

Droga nelle scarpe da consegnare al compagno detenuto: condannata
NOCERA INFERIORE. Droga nascosta nelle scarpe da consegnare, in carcere, al proprio compagno. Nessuno sconto in Cassazione per una 39enne di Nocera, residente a Salerno, che si...

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NOCERA INFERIORE. Droga nascosta nelle scarpe da consegnare, in carcere, al proprio compagno. Nessuno sconto in Cassazione per una 39enne di Nocera, residente a Salerno, che si è vista respingere ricorso in Cassazione, con la pena a 3 anni di reclusione diventata ora definitiva. La donna era stata giudicata colpevole in primo e secondo grado, con l'appello che aveva rideterminato la pena in quella attuale.

L'imputata si era dichiarata innocente, sostenendo che le scarpe in suo possesso erano state trovate in casa e su richiesta del compagno, quindi, aveva deciso di portargliele all'interno del carcere di Avellino. I giudici non hanno creduto a questa versione, decidendo per la condanna, per quanto in secondo grado di giudizio il collegio aveva parzialmente accolto il ricorso della donna: «I motivi di ricorso proposti si appalesano inammissibili in quanto la corte di appello di Napoli ha escluso che la donna potesse essere all'oscuro che lo scambio delle calzature fosse funzionale alla cessione dello stupefacente, trattandosi di scarpe imbottite di stupefacente indossate dalla donna presso la propria abitazione e dell'assoluta irritualità nella consegna delle calzature presso istituto di detenzione, che pure avrebbero potuto essere consegnate mediante canali istituzionali del carcere».

E ancora. «L'inferenza che ne trae la Corte distrettuale risulta esplicitata con coerente e lineare motivazione logico giuridica che si sottrae al sindacato di legittimità. La motivazione con cui viene esclusa la ipotesi di minore gravità risulta parimenti corretta sotto il profilo logico giuridico tenendo in considerazione sia l'entità ponderale dello stupefacente (100 grammi), sia le decettive ed irrituali modalità di consegna presso istituto di reclusione, che rendono la condotta ancora più offensiva nella prospettiva di un eventuale possibilità di smercio tra i reclusi», scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza depositate giorni fa, con il ricorso dichiarato inammissibile. 

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Il Mattino