SALERNO - In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Comincia così la messa in latino così come indicato dal Messale romano, rinnovato dal Concilio Vaticano II e...
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«Non si tratta di essere moderni o antichi. La Chiesa – spiega – raccomanda che non si disperda il patrimonio custodito nella messa in latino, tra l’altro accompagnata dal canto, che esprime armonia, eleganza, bellezza. A me piace molto il canto gregoriano, che va ascoltato per capire come riesca a far esprimere tutto se stessi, dalla profondità dell’animo. Sono sicuro che riusciremo a coinvolgere i fedeli e a far cantare tutti. Per loro abbiamo preparato circa cento fogli plastificati con i testi latini, accompagnati a fronte dalle traduzioni in italiano. Anche le letture e la preghiera dei fedeli saranno comunque in italiano. E replicheremo l’iniziativa durante tutto l’anno, sempre alle 12, nell’ultima domenica del mese». Il latino del messale di Paolo VI è molto vicino all’italiano e di comprensione non difficile. «Ci tengo a dire – continua don Pecoraro – che non celebreremo la messa tridentina». Il riferimento del sacerdote è al messale romano, promulgato da San Pio V nel 1570, tenendo conto della riforma approvata dal Concilio di Trento. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino