Impianto di compostaggio e gestione ​fuorilegge, indagati Cariello e altri cinque

Impianto di compostaggio e gestione fuorilegge, indagati Cariello e altri cinque
Attività di gestione di rifiuti non autorizzata e getto pericoloso di cose. Sono questi i reati contestati, a vario titolo, dalla procura di Salerno a sei persone. Tra...

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Attività di gestione di rifiuti non autorizzata e getto pericoloso di cose. Sono questi i reati contestati, a vario titolo, dalla procura di Salerno a sei persone. Tra questi anche l’ex sindaco di Eboli, Massimo Cariello. Nuova tegola giudiziaria per il primo cittadino costretto alla dimissioni dopo l’arresto per corruzione ed abuso d’ufficio lo scorso ottobre. E, questa volta, il suo operato viene nuovamente messo in discussione per reati di tipo ambientale legati alla gestione (ma soprattutto alle autorizzazioni) dell’impianto di compostaggio. 


GLI INDAGATI
Oltre a Massimo Cariello per le sue funzioni di sindaco e titolare dell’autorizzazione ambientale all’esercizio del compostaggio, ci sono Rosario La Corte, responsabile dell’Ufficio Lavori pubblici e Ambiente del Comune di Eboli; quindi dirigenti e tecnici della società Ladurner srl, con sede principale a Cardaro in provincia di Bolzano, che gestisce l’impianto. Si tratta di Angelo De Gregorio, delegato dall’azienda in materia ambientale; Gianni Gallozzi, procuratore speciale e rappresentante dell’impresa; Simone Paoli, che si è alternato nel corso degli anni con Gallozzi; Andrea Silvestri, amministratore unico della srl. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Costantino Cardiello, Mariano Salvio, Antonio Boffa, Elia De Rosa, Ermanno Santoro.


I REATI


Secondo le contestazioni loro mosse Cariello e il dirigente comunale avrebbero consentito alla spa di gestire compostaggio e stabilizzazione delle frazioni organiche violando le prescrizioni contenute nell’autorizzazione unica della Regione Campania, stoccando quantità decisamente superiori e tenendo sempre aperte le aperture del capannone e la tettoia contrariamente a quanto indicato nel decreto dirigenziale della Regione. Queste violazioni avrebbero dunque causato «emissioni odorigene nausabonde e moleste» si legge nell’avvio di garanzia a carico dei sei indagati. Inoltre la triturazione dei rifiuti biodegradabili avveniva sul piazzale esterno dove sostavano in attesa del trasferimento sotto la tettoia. Ma non solo. Le aree di deposito sotto la tettoia, inoltre, trasbordavano di rifiuti tant’è che molti venivano anche lasciati all’area aperta. In particolare, secondo l’esito delle indagini. Anche le quantità di rifiuti presenti all’interno dell’impianto sarebbero state, secondo una tabella indicata nel provvedimento, talvolta anche il doppio di quelle previste ed autorizzate.

 

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Il Mattino