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Per i panificatori l’energia elettrica è aumentata del 500 per cento e il gas del 600 per cento. Ai baristi il caffè costa cinque euro in più al chilo, mentre per i pasticcieri le spese per uova e zucchero sono quasi raddoppiate. Sono alcuni dei dati contenuti nel report che è stato depositato ieri in Prefettura dopo il vertice della scorsa settimana tra Francesco Russo e una delegazione del comitato di artigiani spontaneamente sorto per provare ad arginare il caro bollette attraverso iniziative di piazza e incontri istituzionali. In quella occasione venne richiesto agli operatori del settore di fornire, sebbene in forma schematica, le cifre che meglio rappresentassero il disagio, oltre al numero degli esercizi e delle attività presenti sul territorio, a quello degli operatori e dei dipendenti, con il raffronto tra il costo delle materie prime registrato nel 2021 e nel 2022.
I dati non sono per nulla incoraggianti ed i rischi che si profilano all’orizzonte, a detta degli stessi artigiani sono licenziamenti, usura e chiusure. Se di perdite di posti di lavoro e saracinesche abbassate ancora non se ne sono viste, sono già diversi gli operatori che si sono rivolti a prestiti illeciti, dopo essersi visti rifiutare fidi dalle banche. Un fenomeno sotterraneo che si sta diffondendo velocemente e che tradisce la disperazione di chi le prova tutte pur di non mollare.
I più penalizzati sono i panificatori: dalla documentazione è emerso che le aziende in provincia di Salerno sono 500 per un totale di 2200 dipendenti. Oltre a corrente e gas, il pellet è cresciuto del 300 per cento, la farina del 130, il lievito del 150, l’olio di girasole del 300, lo strutto del 120.
Una situazione drammatica, secondo Nicola Guariglia, presidente dell’associazione panificatori: «Siamo crocifissi. Il declino, in verità, era iniziato già a settembre dell’anno scorso, quindi ben prima della guerra, con un ingiustificato aumento delle materie prime. Ci recammo immediatamente in Regione - racconta - per parlare con gli assessori al ramo ai quali esponemmo i nostri dubbi e le nostre paure, perché eravamo certi che la situazione potesse precipitare. Poi a giugno le bollette sono raddoppiate, a luglio triplicate, ad agosto ancora triplicate rispetto al mese precedente. È evidente che siamo al collasso totale. Molti colleghi non sono riusciti a pagare perché hanno esaurito tutti i risparmi. Qualcuno è andato in banca per un prestito e qualcuno più debole è già finito in mano agli usurai - denuncia - Non abbiamo mesi di tempo per aspettare provvedimenti seri, ma giorni. Il rischio è che scompaia il pane dalle tavole». Oggi gli artigiani parteciperanno a un corteo che si terrà a Napoli e che, dopo aver attraversato la città, terminerà in piazza Plebiscito, dove verrà provocatoriamente regalato il pane.
Non se la passano meglio le altre categorie: bar e gelaterie, che sul territorio provinciale sono 1100 per un totale di 2200 dipendenti, si sono visti lievitare i costi del caffè da 13 a 18 euro a chilo. Lo zucchero è passato da 1,20 a 1,60 euro, i cornetti da 0,40 a 0,60 centesimi, le bibite sono impennate del 30 per cento e la stessa spesa per il personale è cresciuta del 29 per cento. Le pasticcerie (che sono 2600 per 13500 dipendenti) anziché comprare la farina a 0,73 centesimi al chilo, sborsano più di un euro. Per lo zucchero 1,20 a fronte degli 0,65 centesimi dell’anno precedente, la margarina è salita da 2,40 a 3,66 euro e lo strutto da 1,40 a 2,20.
Ancora: la panna da 1,80 a 2,50 al litro e una cassa da 180 uova che prima costava 23 euro ora ne costa 30. Le pizzerie sono 3600 (per 22mila dipendenti) e comprano la farina a 31,50 euro al chilo, sei euro in più rispetto a dodici mesi prima. I pelati sono saliti a 21 euro al chilo (un anno fa ne costavano 9), il fior di latte da 5 a 7,50 e il lievito da 5 a 8 euro. Peppe Faiella, presidente dell’associazione pasticcieri salernitani, non è per nulla ottimista: «Oggi abbiamo una riunione per capire il da farsi perché si vocifera di ulteriori aumenti di luce e gas. Mentre la politica decide noi moriamo. Ai miei colleghi ho detto: non finite in mano agli usurai. Chiudete dignitosamente la porta finché non arriveranno tempi migliori».
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