Fisciano, evade due volte dai domiciliari perché «depresso» ma i giudici non gli credono, finisce in carcere

L'uomo di Fisciano deve scontare una pena di quattro anni per spaccio di droga

Un'aula di tribunale
Perde il beneficio della misura alternativa della detenzione domiciliare, in quanto avrebbe simulato due volte un malessere per allontanarsi dalla propria abitazione. È...

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Perde il beneficio della misura alternativa della detenzione domiciliare, in quanto avrebbe simulato due volte un malessere per allontanarsi dalla propria abitazione. È quanto deciso dalla Cassazione che, giorni fa, ha depositato le motivazioni con le quali ha respinto il ricorso di un 32enne di Nocera Inferiore, condannato qualche anno fa in via definitiva per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel ricorso, la difesa aveva sostenuto che la misura non fosse incompatibile con quanto accaduto, in quanto il giovane si era allontanato da casa, recandosi presso un vicino supermercato, a causa «dello stato di depressione in cui versava». Per la Cassazione, tuttavia, va dichiarata l’inammissibilità del ricorso. Due gli episodi analizzati già dal Tribunale di Sorveglianza, datati 31 dicembre 2022 e 25 aprile 2023, nel corso dei quali il ragazzo, «oltre ad essersi allontanato arbitrariamente dalla propria abitazione, ha tenuto anche comportamenti ulteriori tesi a non subire le conseguenze per quanto commesso, riferendo falsamente, in un caso, alla centrale operativa dei carabinieri di Fisciano di aver contattato il servizio di emergenza 118 a causa di una condizione di malessere, ed allertando il servizio sanitario, nell’altro, al fine di procurarsi una giustificazione». Per il tribunale i comportamenti erano «dimostrativi di un’insofferenza rispetto alle prescrizioni imposte», dunque incompatibili con la detenzione domiciliare.

«La reiterazione delle trasgressioni - si legge nelle motivazioni - a pochi mesi di distanza e a seguito della prova di fiducia concessa dal Tribunale di Sorveglianza con l’ammissione alla misura alternativa, costituisca indice dell’assenza di un’effettiva volontà di reinserimento sociale del condannato nonché di pericolosità sociale dello stesso». Il ragazzo, due anni fa, era stato condannato ad oltre 4 anni di reclusione per spaccio.

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Il Mattino