Figlio negato al papà di Nocera, il senatore leghista scrive al ministro

Figlio negato al papà di Nocera, il senatore leghista scrive al ministro
Approda davanti al ministro della Giustizia il caso di Marco Albani, il papà di Nocera che da anni lotta con l’ex moglie per vedersi riconosciuto il proprio diritto...

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Approda davanti al ministro della Giustizia il caso di Marco Albani, il papà di Nocera che da anni lotta con l’ex moglie per vedersi riconosciuto il proprio diritto alla paternità. È il senatore Simone Pillon della Lega, fautore del disegno di legge sull’affido condiviso, a scrivere al ministro della Giustizia per chiedere di procedere ai necessari controlli presso il Tribunale di Nocera Inferiore per accertare «se vi siano state irregolarità nella gestione del supporto dei servizi sociali nella causa di separazione tra i coniugi che abbiano potuto compromettere i rapporti tra il padre e il figlio, la qualità e la quantità di tempo che i due avevano diritto a godere e le cure a cui lo stesso deve essere sottoposto a causa della patologia di cui è affetto».


La vicenda è ormai tristemente nota: nella causa di separazione, rivelatasi particolarmente litigiosa al punto da richiedere l’intervento dei servizi sociali per tutelare il figlioletto e conclusasi lo scorso novembre con sentenza definitiva che ha sancito l’affido condiviso del minore, ci sarebbero state alcune anomalie che potrebbero aver compromesso un sano rapporto tra il padre e il figlio. In particolare, si legge nell’interrogazione sollevata dal senatore Pillon, «l’avvocato dell’ex moglie, ricopriva anche il ruolo di sindaco del comune di Castel San Giorgio, residenza della donna. Lo stesso avvocato, in qualità di sindaco – prosegue il senatore Pillon – ha avuto modo di prendere contatti con i servizi sociali incaricati di supportare i coniugi nella loro separazione». L’avvocato ha rimesso il mandato solo in seguito alla denuncia per conflitto di interessi presentata dall’ex marito che ha evidenziato la circostanza che il legale dell’ex moglie, in qualità di sindaco del comune di residenza della donna, aveva contatti con i servizi sociali incaricati di supportare i coniugi nella separazione e nella gestione del minore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino