Filomena, l'altra vita dopo la violenza

Filomena, l'altra vita dopo la violenza
Gravemente sfregiata con l'acido dall'ex marito, Filomena Lamberti ha deciso di divulgare la sua storia: «Ho scelto di testimoniare, di scrivere la mia vicenda...

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Gravemente sfregiata con l'acido dall'ex marito, Filomena Lamberti ha deciso di divulgare la sua storia: «Ho scelto di testimoniare, di scrivere la mia vicenda perché cose simili non accadano più; perché le donne possano trarre forza da questa mia agghiacciante esperienza. E affinché la legge e la politica possano supportare al meglio le donne vittime, come me, di aggressioni che in un attimo ti cancellano l'identità». Presentato ieri sera nei locali di Spaziodonna, Un'altra vita (Arte Grafica Boccia) il libro corale e di denuncia scritto da Filomena e da altre amiche e amici che, attorno a lei e alla sua ingiustizia, hanno fatto quadrato: 220 pagine suddivise in paragrafi tematici legati insieme dal filo della solidarietà. A leggere al pubblico alcune parti del testo l'attrice Anna Nisivoccia. «Erano le quattro del mattino, dormivo. Lui mi svegliò bruscamente toccandomi la spalla e mi versò addosso una bottiglia di acido solforico, accompagnando quel vile gesto con una frase che mai dimenticherò: vedi che ti do. Lo disse in dialetto ed era la sua risposta alla mia richiesta di separazione». Inizia così Filomena il racconto di quella che definisce la sua seconda vita. Non le occorre prendere fiato, fermarsi. È coraggiosa, Filomena. È una donna di Salerno con un carattere solare, fiero e deciso ma che nella vita ha fatto l'errore di innamorarsi dell'uomo sbagliato.

LA TESTIMONIANZA

Prosegue la sua testimonianza, senza celare i dettagli di quella notte in cui quello che all'epoca dei fatti era suo marito cancellò il suo volto, causandole sofferenze psicologiche e fisiche incredibili. «Avvertii un bruciore intenso - confida - Capii subito di cosa si trattava, usavo io stessa quel liquido per disgorgare i tubi della nostra pescheria. Mi alzai dal letto e i capelli, che portavo lunghi e ricci, rimasero sul cuscino. Mi gettai sotto la doccia, i miei figli mi portarono subito all'ospedale Ruggi di Salerno». Nel testo c'è tutto: una vita di violenza domestica sopportata; il ricovero; i mesi di lotta trascorsi in bilico tra la vita e la morte; l'angoscia; la paura; il dolore; la forza; l'immagine di un volto non più riconoscibile, non più suo. «Ma sostiene - ero finalmente libera». Libera da quell'uomo che l'ha affascinata da adolescente e rivelatosi poi un bruto che si ubriacava, la picchiava e le levava la libertà. Lo stesso che ha trascorso in carcere soli 15 mesi dei 18 di condanna per aver sciolto il volto di sua moglie. Già dopo un anno dall'aggressione - avvenuta il 28 maggio del 2012- Filomena ha fatto della sua sofferenza una missione: «Parlo con le donne, soprattutto con le più giovani. Dico loro che l'amore non è dolore, chi ama non fa male». «Questa nostra creatura letteraria vuole essere occasione di incontro e impegno per mettere in atto una rivoluzione culturale in grado di combattere la violenza di genere», commenta la presidente dell'associazione Vilma Tabano. I proventi del libro andranno a sostenere economicamente le decine di donne vittime di violenza che cercano aiuto in Spaziodonna.
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Il Mattino