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Non vi fu concussione, assolto perchè il fatto non sussiste. Questa la sentenza emessa ieri dalla Corte d’Appello di Napoli per l’ex sindaco di Pagani, Alberico Gambino. La pronuncia segue l’annullamento a 2 anni e 8 mesi, con nuovo processo, deciso già in Cassazione, anni fa. La motivazione era legata all’unico elemento di prova che avrebbe dovuto deporre a favore dell’accusa, una registrazione ritenuta manipolata, con 11 interruzioni. La procura generale aveva chiesto l’assoluzione. Sullo sfondo c’è il processo Linea d’ombra, partito nel 2011 da un’indagine della Dda di Salerno, concentrata sull’esistenza di un «sistema Pagani», che avrebbe avuto quale suo riferimento l’ex sindaco Gambino, intento a favorire il clan Fezza - D’Auria Petrosino, nella gestione della cosa pubblica attraverso l’imposizione in attività economiche ed imprenditoriali della zona.
Il teorema non resse in nessun grado di giudizio, con assoluzioni piene per tutti gli imputati. L’unica accusa rimasta in piedi era quella di concussione, con Gambino che avrebbe intimidito l’imprenditore e titolare del Pegaso, Amerigo Panico. Al vaglio, infatti, vi erano le presunte minacce ricevute dall’imprenditore affinché assumesse Antonio Fisichella, altro imputato, nella vigilanza del centro commerciale. A riguardo, fu portata come prova anche una registrazione, con un dialogo tra Panico e gli allora consiglieri comunali Giovanni Pandolfi Elettrico e Giuseppe Santilli. Quella registrazione conteneva undici interruzioni. Per l’accusa, una circostanza che screditava del tutto Panico.
Secondo la Cassazione, i giudici in secondo grado non considerarono che la «continuità discorsiva del testo ben poteva essere diversa con la integrale conoscenza del colloquio. La scelta di tagliare parti (e negarlo pervicacemente) era un’operazione sospetta ed indicativa che la registrazione completa non confermava la versione di Panico». Il collegio era chiamato a valutare l’attendibilità della vittima, anche alla luce della «accertata condotta di manipolazione della registrazione di conversazione», dato che «nessun brano della conversazione in sé è rappresentativo in termini inequivoci della condotta concussiva». «Oggi, dopo 12 anni di processi, 2 anni di custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, - spiegano i legali difensori Giovanni Annunziata e Alessandro Diddi - si è conclusa una vicenda processuale che non può scuotere le coscienze. Gambino ha ottenuto l’ultima di una serie di sentenze di assoluzione, per un ultimo episodio che lo vedeva condannato per aver - secondo l’accusa - imposto un’assunzione nel centro commerciale Pegaso.
Anche quest’ultima imputazione è stata spazzata via, senza alcuna riserva, dalla Corte d’appello di Napoli. Questa sentenza pone una pietra tombale su tutte le accuse sollevate nei confronti di Alberico Gambino e restituisce dignità ad una persona profondamente onesta».
Il Mattino