I tunisini organizzavano, gli italiani rubavano: a processo la gang dei trattori

I tunisini organizzavano, gli italiani rubavano: a processo la gang dei trattori
Undici i furti contestati. Eseguiti tutti con le stesse modalità e seguendo gli stessi canali di ricettazione che hanno portato i veicoli agricoli, in gran parte trattori,...

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Undici i furti contestati. Eseguiti tutti con le stesse modalità e seguendo gli stessi canali di ricettazione che hanno portato i veicoli agricoli, in gran parte trattori, verso l'entroterra vesuviano-nolano. Undici persone si sono presentate ieri mattina dinanzi al gup Stefano Berni Canani per rispondere, a vario titolo dei reati di concorso in furto aggravato e ricettazione. I colpi avvenivano nella Piana del Sele. Cinque di loro hanno fatto richiesta di abbreviato, alcuni condizionato, uno di patteggiamento, gli altri hanno rinunciato ai riti alternativi. La decisione si terrà il prossimo 30 marzo. Gli indagati sono tunisini e italiani. Si tratta di Vito De Nigris, Amine Djelali, Mustapha Himdi, Aziz Kharbach, Domenico Milanese, Niki Miozzi, Saverio Montanera, Michele Morrone, Aniello Nitto, Hamid Radi e Alex Rocco. Nel collegio difensivo, invece, gli avvocati Leopoldo Catena, Gerardo Cembalo.


Secondo quanto accertato dai carabinieri, il gruppo provvedeva a rubare trattori e altri veicoli agricoli per poi rivenderli. Molti di loro erano dipendenti delle aziende depredate. Tra gli organizzatori soprattutto tunisini che si servivano della manovalanza italiana, pagando ciascun membro dell'organizzazione cifre variabili tra i 300 e i 500 euro a furto.
 

Secondo quanto accertato dalla procura di Salerno i ruoli all'interno dell'organizzazione erano intercambiali. Montanera, ad esempio, si occupava di prendere in carico i veicoli rubati per la successiva vendita a terzi. Tra i tunisini Himdi era l'organizzatore e il pianificatore dei colpi e poi si rivolgeva al ricettatore italiano. A volte la progettazione dei furti si intrecciava con l'organizzazione offerta da Nitto, Rozzo e Miozzi. Molti di loro riuscivano a prendere le informazioni utili per mettere a segno i colpi giusti perché all'interno di quelle aziende ci avevano lavorato. Oppure effettuavano dei sopralluoghi essendo aree aperte per poi agire di notte. I trattori venivano poi guidati sotto scorta per evitare di incontrare pattuglie che potessero insospettirsi e consegnate al ricettatore, oppure nascosti in zone con ricca vegetazione per essere trasferiti di giorno.
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Il Mattino