Da Morigerati a Milano per mettere a segno una serie di rapine con una tecnica molto particolare: fingendosi poliziotti. Come il salernitano sia entrato in contatto con il gruppo...
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Le indagini, intanto, proseguono per capire anche il metodo con il quale il gruppo sceglieva le sue vittime. Sui tre episodi ricostruiti dagli investigatori, soltanto tre delle cinque vittime sono incensurate. Chi metteva a segno le rapine, secondo quanto accertato dagli inquirenti, indossava cappellini, pettorine della polizia e aveva anche delle manette oltre che le pistole con le quali minacciavano le vittime. Nonostante il gruppo era già stato indebolito dall’arresto in flagranza di sei componenti, bloccati nell’abitazione di un marocchino nel comune di San Giuliano Milanese, aveva continuato ad agire. In quella circostanza i responsabili avevano ammanettato la vittima - un pregiudicato - ad una sedia e stavano simulando una perquisizione alla ricerca di denaro o droga. L’ordinanza eseguita ieri, invece, riguarda invece due rapine commesse nel marzo 2018. La prima messa a segno con un finto controllo a tre egiziani fermati a bordo della loro auto lungo la via Gratosoglio; uno dei rapinatori era salito a bordo dell’auto delle vittime ed era fuggito seguito dai suoi complici. Nel veicolo due valigie con 100mila euro, provento di illecite attività anche se le vittime dichiarano ciascuno meno di diciemila euro. La seconda rapina a San Donato milanese ai danni di un pluripregiudicato marocchino. Gli arrestati si erano qualificati militari della guardia di finanza di cui indossavano pettorine originali. Anche in questo caso l’avevano ammanettato e lasciato in un seminterrato. Il bottino era stato di 40mila euro e di un chilogrammo di cocaina. A volte rubavano anche i gps delle loro auto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino