Salerno, il Fotodesign di Grimaldi: diario di una città creativa

A palazzo Fruscione le fotografie del designer della comunicazione

Pino Grimaldi
«Ai miei tanti maestri. A tutti. Perché ciascuno mi ha insegnato qualcosa di straordinario». È la dedica che Pino Grimaldi, «designer della...

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«Ai miei tanti maestri. A tutti. Perché ciascuno mi ha insegnato qualcosa di straordinario». È la dedica che Pino Grimaldi, «designer della comunicazione che opera nel blur tra design e marketing» come amava definirsi, fa a tutti i suoi compagni di strada, intellettuali, artisti, attori, registi, che ha incontrato in oltre 45 anni di peregrinazioni tra Salerno, Napoli, Milano e oltre. Persone, luoghi, avvenimenti, esperienze vissute in prima persona e «con molti dei saranno famosi», fermate con uno scatto; complice, racconta la storica dell’arte Anty Pansera, la prima Nikon acquistata con i soldi ricavati dalla vendita della batteria (suonava con i mitici Tods) per inseguire, da curiosissimo del mondo, altri orizzonti. 


Con la sua macchina fotografica Pino è sempre sulla notizia, «segnato dalla fortuna» di essere studente dell’Istituto di Storia dell’arte diretto da Filiberto Menna, «in un contesto straordinario», la stagione d’oro degli anni Settanta a Salerno, quando l’Università e l’intera città sono laboratorio e campo attivo di sperimentazioni. E di quei momenti documentati, in gran parte su richiesta di Menna che voleva formare un Archivio dell’Istituto, decide, nel 2017, di farne quella mostra che «avevo tenuto per decenni in un angolo della mente», ma riscrivendoli, perché, «per usare la metafora del video, resta il soggetto ma cambia e si rivede la sceneggiatura». L’idea è di ribaltare il rapporto tra immagini e didascalie e affidare, in un gioco di coincidenze, ricordi, rimandi e abbinamenti, la scrittura ad autori che in qualche modo potessero relazionarsi con quei frammenti di memoria visiva. «Dopo soli quarant’anni ho deciso di fare una mostra», è l’incipit dell’email che invia agli amici-studiosi, e con cui, sottolineano Daria e Ilaria Grimaldi che, dopo la morte prematura del padre nel 2020 hanno ripreso e completato queste cronache d’autore, ha avuto inizio la storia di Fotodesign, «una metanarrazione che, per un appassionato di futuro come papà, diventa occasione per un nuovo progetto che da personale diventa corale e in cui il design trova altri modi di esprimere se stesso». Nascono un libro ed una esposizione da sfogliare.


L’appuntamento è il 15 marzo, ore 17.30, a palazzo Fruscione, per l’opening della mostra fotografica (fino al 31 marzo), curata da Blend Lab comunicazione, e la presentazione del volume, sorta di bussola per un viaggio identitario e conoscitivo attraverso le didascalie-racconto di Achille Bonito Oliva, Angelo Trimarco, Massimo Bignardi, Anty Pansera, Luciana Libero, Giovanna Cassese, Alba Palmiero, Alfonso Amendola, Franco Tozza, Andrea Manzi, Carlo Pecoraro, Lia Rumma, Lello Esposito, Maria De Vivo, Giuseppe Durante, Paolo Apolito, Paola Fimiani, Rino Mele, Silvana Sinisi, Marcello Napoli, Cettina Lenza, Antonella Fusco, Daniela Piscitelli, Maria Rosaria Greco, Rossella Bonito Oliva.

Qualche flash. Ecco Alba Primiceri, «venuta da Amalfi – scrive Trimarco - alla festa del Teatro Immagine, attrice numinosa della sperimentazione teatrale»; Benedetta Buccellato, «colta nell’attimo fuggente della bellezza giovane», riflette Libero. E, c’è - l’amarcord è di Bignardi - Gelsomino D’Ambrosio che guarda curioso la macchina-scultura di Jean Tinguely a Contemporanea, la rassegna curata da Bonito Oliva nel parcheggio interrato di Villa Borghese. E c’è Marina Abramovic nella Galleria Studio Morra immortalata, evoca Alfonso Amendola, in una perturbante performance di sei ore. Ecco, poi, i ritratti di Lia Rumma, Silvana Sinisi, Nino Durante: bellissimi, seducenti. Volti e storie si susseguono: la rassegna Nuove Tendenze, le Biennali a Venezia, la Quadriennale a Roma, le «sculture viventi» Gilbert and George alla galleria di Lucio Amelio, la performance di Hermann Nitsch da Morra, Rino Mele alla mostra di Michelangelo Pistoletto alla Seggiola di Salerno, Mario Carotenuto nel suo studio di via San Benedetto... il passato che riemerge dall’inconscio di chi c’era. Il viaggio si chiude, nel 2017, con una immagine del presente: le Arecaceae, palcoscenico verde di piazza Duomo, a Milano, «che l’occhio attento di un salernitano in trasferta ha felicemente colto, intelligentemente intrigato dai nonsense della nostra “capitale”», suggerisce Pansera.

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Il Mattino