Accusato di abusi, vigilante assolto: «Dalla 14enne solo bugie»

Accusato di abusi, vigilante assolto: «Dalla 14enne solo bugie»
Era stato accusato del peggiore dei reati: abusi sessuali nei confronti di quattordicenne, una ragazzina che - tra l’altro - conosceva bene tanto che lei lo chiamava...

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Era stato accusato del peggiore dei reati: abusi sessuali nei confronti di quattordicenne, una ragazzina che - tra l’altro - conosceva bene tanto che lei lo chiamava «zio». Per Antonello Granozio, guardia giurata in servizio presso un centro commerciale all’epoca dei fatti, alle 14 di ieri è finito un incubo. Il gup Piero Indinnimeo lo ha assolto perché il fatto non sussiste. In un comunicato stampa i suoi legali (gli avvocati Angelo Mancino dello studio Tedesco e Sandro Amato) hanno ricostruito l’iter dibattimentale in attesa di leggere il dispositivo del magistrato. I capi di imputazione a lui contestati, ricordiamo, erano di violenza sessuale e pornografia minorile. Granozio, fin dall’inizio della vicenda, si era professato innocente. Nonostante ciò - rimarcano i suoi legali nella nota - per sette mesi è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.


I difensori dell’imputato hanno compiuto indagini difensive consistite nell’audizione di alcune persone informate sui fatti che hanno smentito le accuse della persona offesa. Gli accertamenti compiuti sul telefono cellulare dell’imputato dal consulente tecnico del pubblico ministero - si legge nel comunicato - hanno escluso la presenza nella memoria dello stesso di materiale pornografico e di contatti telefonici con la minore. Anche le indagini compiute dalla Polizia Postale, disposte dal giudice dell’udienza preliminare hanno rivelato che dopo la presentazione della querela nei confronti dell’imputato, il cellulare della persona offesa è stato utilizzato quotidianamente e ad alta intensità tanto da pregiudicarne l’integrità dei dati in esso contenuti, «contrariamente - è scritto nel comunicato - da quanto asserito dalla parte civile, difesa dall’avvocato Giusi Caliendo, che aveva sostenuto che il telefono cellulare, dopo la presentazione della denuncia, non era stato più utilizzato».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino