«I ladri del mio Guttuso? Sono stati dei veri baccalà...»

«I ladri del mio Guttuso? Sono stati dei veri baccalà...»
Al belvedere di Villa Rufolo lo spettacolo sta per cominciare. Ma all’udire che il Guttuso trafugato da casa sua un anno e mezzo fa è stato venduto per 140 euro, il...

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Al belvedere di Villa Rufolo lo spettacolo sta per cominciare. Ma all’udire che il Guttuso trafugato da casa sua un anno e mezzo fa è stato venduto per 140 euro, il tempo sembra fermarsi e, per un attimo, dall’altro capo del telefono le parole lasciano spazio al silenzio. «Cosa? Un Guttuso a 140 euro? Ma che baccalà!». Lei, moglie del professionista napoletano vittima del furto forse più ricco messo a segno dalla banda di ladri di opere d’arte sgominata qualche giorno fa dalla compagnia dei carabinieri di Amalfi, è incredula. «Era un bassorilievo d’argento con il volto di Marta Marzotto», ricorda mentre, dice, «il dolore si rinnova».


La coppia, ora nel paese della divina costiera per le vacanze estive, vive a Napoli. «Ma noi a Ravello ci veniamo sempre – spiega - Non è certo il furto subito che può farci perder l’amore che abbiamo per questo posto. Ci è dispiaciuto – sospira - perché ci è sembrato di subire una violazione, una violenza, ma si va avanti». Di tempo, da quella notte di dicembre del 2015, ne è trascorso abbastanza per voltare pagina. «Avevo messo una pietra sopra». Ma la notizia della cattura dei ladri ha riaperto la ferita. Tanto più che tra la refurtiva recuperata dai militari non c’è traccia dei quadri portati via dalla loro casa. Di nessuna delle opere trafugate, e men che meno di quel Guttuso. «Era un bassorilievo in argento con un numero di serie dietro, perché ce ne sono copie limitate. Guttuso – racconta la donna - aveva scolpito la testa di Marta Marzotto, la sua musa ispiratrice. Sì – ricorda - c’era una bellissima testa, la Marzotto con i capelli al vento. Un bassorilievo molto pesante, che avevo esposto in una cornice di vetro». Tutt’altro che una riproduzione, dunque, come gli aspiranti Lupin credevano. «Un Guttuso a 140 euro? Che baccalà, non capiscono nulla», ripete. E sorride quando sente che i ladri confondono l’artista di Bagheria con il calciatore di Corigliano Calabro. «Forse non ne hanno capito il valore perché Guttuso è conosciuto come pittore». E forse non hanno neppure riconosciuto nel bassorilievo la donna amata dall’artista di un amore travolgente e proibito. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino