I bengalesi rapinati e picchiati nel centro accoglienza «Sembravala scena di un film»

I bengalesi rapinati e picchiati nel centro accoglienza «Sembravala scena di un film»
PONTECAGNANO - Una villetta a pochi passi dal mare situata in via Mare Adriatico, ai margini delle tante piccole aree turistico-residenziali del litorale di Pontecagnano....

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PONTECAGNANO - Una villetta a pochi passi dal mare situata in via Mare Adriatico, ai margini delle tante piccole aree turistico-residenziali del litorale di Pontecagnano. È collocato qui il centro di accoglienza che due notti fa ha vissuto l’incubo dell’assalto armato di una gang che ha portato via denaro e cellulari ai sedici bengalesi che vi risiedono in via temporanea, in attesa di conoscere la prossima destinazione, ed arrivati in Italia seguendo la rotta che dall’Asia sud-orientale porta prima in Turchia e poi in Libia, porto d’imbarco per la nostra Penisola (6033 le persone provenienti dal Bangladesh sbarcate sulle coste italiane nei primi 6 mesi del 2017). Una permanenza serena fino alla terribile notte di giovedì, raccontata per tutti dalla voce viva di Alex, mediatore culturale haitiano della cooperativa che gestisce la struttura. «È stato bruttissimo - spiega - sono arrivati in piena notte con due automobili. Successivamente, dopo aver spento alcuni lampioni piazzati intorno alla villa, hanno scassinato la porta d’ingresso con un piede di porco. Una volta dentro ci hanno picchiato, minacciandoci anche con delle pistole, ed hanno portato via quel poco che queste persone possiedono. Non siamo riusciti a guardarli in volto perché erano tutti con il passamontagna, ma gli occhi non tradiscono e molti saremmo in grado di riconoscerli anche solo da quel dettaglio. La paura? Tanta, ma ora saremmo pronti a difenderci». Il bottino della rapina, 800 euro e tredici cellulari, potrebbe far pensare ad un colpo fra «disperati», ma c’è qualcosa che non torna. «Non sappiamo se ci sia qualcosa dietro – prosegue Alex – in ogni caso, chi ha perpetrato una tale rapina è gente preparata: veri professionisti che hanno prima studiato i nostri movimenti, pensando che magari i ragazzi possedessero molto più denaro, e poi sono entrati in azione. Era tutto pianificato, non vi è alcun dubbio». 

Nel piccolo viale dove è collocata la villetta nessuna videocamera di sorveglianza, che sarebbe stata utile per risalire ai responsabili del misfatto e ricostruire i dettagli del misfatto, soprattutto per quel che concerne i movimenti all’esterno dei rapinatori. A dominare la scena, invece, è stato il buio, quello della notte e quello generato dal sabotaggio degli impianti di illuminazione da parte della gang. Alex, comunque, è certo di una cosa: «Il modo in cui ci hanno trattato mi ha ricordato un sequestro: sembrava un film. I ragazzi mi hanno detto che una cosa del genere l’hanno vissuta allo stesso modo in Libia poco prima di partire. Lì hanno perso cellulare e soldi: esattamente come qui». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino