Intervento al cuore, la second life del migrante

Intervento al cuore, la second life del migrante
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SALERNO - Dal Sudan all’Europa in cerca di una vita migliore, con una tappa rivelatasi determinante: l’Azienda ospedaliera universitaria di Salerno. Un viaggio lungo mesi che prende avvio nella città sudanese di Kosti. Da qui parte la giovane coppia, bancario lui e biologa lei, con il figlio di due anni. Settimane di viaggio fino ad arrivare al porto libico di Zuwara: qui c’è da lavorare per racimolare i soldi, circa duemila euro, necessari a pagare gli scafisti che provvederanno al “passaggio” in Sicilia. L’uomo è costretto a mesi di duro lavoro manuale, mettendo a grave rischio la propria incolumità: il 40enne, infatti, è affetto da una grave patologia cardiaca. Arriva, infine, il momento della partenza: giorni su un barcone fino al momento in cui interviene la Schleswig Holstei a trarre in salvo gli immigrati alla deriva. Si riparte così verso Salerno, ma con l’arrivo al molo Manfredi per la coppia c’è ancora una tappa, forse la più importante, da percorrere.


Le condizioni dei due profughi appaiono immediatamente molto gravi: lei è ormai agli ultimi giorni di gravidanza, mentre la disfunzione della valvola aortica di cui soffre l’uomo è in fase critica. Immediato, dunque, il trasporto presso il Ruggi. Qui la donna mette alla luce un bimbo, sopravvissuto grazie alle cure ricevute presso la Terapia intensiva neonatale.

Ma è il 40enne a dover affrontare il percorso più duro: ricoverato presso il reparto di Cardiologia, diretto dal dottor Gigantino, l’uomo viene prima stabilizzato e poi sottoposto ad un complesso intervento di impianto di due valvole cardiache artificiali presso il reparto di Cardiochirurgia, guidato dal dottor Severino Iesu. Intervento complesso, affidato all’equipe formato dai chirurghi Panza e Mastrogiovanni e dagli anestesisti Morena, Fiore e D’Auria. L’uomo viene poi trasferito presso il centro di riabilitazione cardio-polmonare, dove è ancora ricoverato.



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Il Mattino