Etichettato con l’appellativo di «cretino» da una collega, davanti al suo assistito e a decine di avvocati. È bastato questo per far surriscaldare gli...
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L’episodio si è verificato all’interno dell’aula H, già tante volte nell’occhio del ciclone: poco più di uno sgabuzzino, al suo interno si celebrano ogni giorno decine e decine di udienze con avvocati «stipati» in spazi ristrettissimi.
Proprio all’interno di quest’aula è esploso il diverbio. Il giudice Piccirillo sta celebrando le udienze: affisso alla porta c’è lo statino con i processi del giorno numerati. Uno dei legali esce dall’aula poiché la sua udienza è la numero 35 e, prima di lui, ci sono ancora una decina di cause da trattare. Il giudice, però, come spesso capita, per esigenze organizzative inverte l’ordine delle udienze e, ad essere chiamato, è proprio il processo del legale che si è allontanato. In quell’aula piccola e stretta, l’attesa diventa più pesante e vola qualche commento poco elegante. L’avvocato viene rintracciato e il suo cliente lo informa dell’appellativo con cui la collega gli si è rivolta in sua assenza. Volano parole grosse nell’ambito di un’atmosfera incandescente e al giudice non resta che sospendere per dare a tutti la possibilità di calmarsi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino