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Gli amici di Lola hanno voluto lanciare un grido di aiuto con una lettera molto accorata e lucida al ministro della salute Orazio Schillaci, al ministro delle disabilità Alessandra Locatelli e al presidente della Campania Vincenzo De Luca. Lolita, come la conoscono tutti, oggi ha 62 anni ma il suo viso ne dimostrano trenta di meno. I suo occhi azzurri e il suo sorriso sono gli stessi che a 6 anni la portarono a conoscere il suo grande amore: la danza. Una passione che coltivò da subito, nonostante agli esordi i suoi genitori non fossero entusiasti. A 18 anni aveva aperto la sua prima scuola di danza. A 35 la malattia l’ha costretta a letto. «Ha dato e fatto molto di più da ammalata che da sana - scrivono - cinque libri, otto rappresentazioni teatrali, interviste radiotelevisive, articoli, fondazione di un’associazione di volontariato.
Da quasi due anni però Lola ha visto ridurre l’assistenza domiciliare e l’assegno di cura, dovendo ricorrere ad ulteriori badanti private che, data la mole di lavoro e responsabilità che un’ ammalata di Sla richiede quotidianamente, h24, sono pressoché introvabili e sempre più costose. Una veloce stima al ribasso porta a quantificare una spesa mensile che supera i 3mila euro. Amici e familiari si chiedono se non esistano fondi statali sufficienti a garantire cure e assistenza a malati gravi come Lola. Così Lola ha iniziato a pensare all’eutanasia parlandone con i suoi cari. «Appare quasi semplice essere tentati dalla morte quando la vita comporta elemosinare briciole di pietà dallo stato», dicono. Come spiegano i suoi amici le vengono assicurate solo 30 traverse al mese: un numero che testimonia l’abbandono delle istituzioni. «Lola, il figlio, la sorella ed il fratello non hanno più la capacità di gestire l’assenza delle istituzioni - dicono i suoi cari - sono incapaci di risolvere una situazione che purtroppo riguarda migliaia di famiglie che hanno ancora a cuore la volontà di vivere in modo più degno le tracce che la vita ha messo loro accanto».
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Il Mattino