Confessano tutti. Anzi, tutti (o quasi) ammettono gli addebiti precisando ciascuno il proprio ruolo. Anche i consulenti, quelli che di fatto non hanno mai avuto un ruolo...
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È finito nella tarda serata di giovedì l’interrogatorio di Salvatore Sammartino, l’altro dipendente della segreteria della commissione tributaria regionale, difeso dall’avvocato Alessandro Laudisio, che avrebbe avuto, secondo la procura, un ruolo importante, come trait d’union tra imprenditori e giudici. Ha ammesso di aver avuto il compito di contattare le aziende che avevano avuto problemi con l’Agenzia delle entrate e di aver partecipato anche alla divisione delle mazzette. Un mea culpa, il suo, che si è a tratti ha anche offerto agli inquirenti ulteriori spunti investigativi. Sammartino pur spiegando il proprio ruolo ha però accusato il suo collega, Giuseppe Naimoli, di essere il vero e proprio «organizzatore» del sistema. E ieri è toccato ad Alfonso De Vivo (difeso dall’avvocato Giuseppe Della Monica) precisare la sua posizione. De Vivo, ha dichiarato di non aver mai avuto una parte attiva nel sistema. Andrea Miranda, difeso dall’avvocato Valentino Miranda. Cosimo Amoddio, difeso dall’avvocato Agostino De Caro; Aniello Russo, Antonio D’Ambrosi ed Angelo Criscuolo, difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore, sono stati collaborativi. Molti hanno avanzato richiesta di scarcerazione e un’attenuazione della misura con gli arresti domiciliari. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino