Avvocato ucciso, il boss confessa: «Io il killer, amava mia sorella»

Avvocato ucciso, il boss confessa: «Io il killer, amava mia sorella»
Ha confessato Macario Mariniello, esponente di spicco della Nco, accusato dell’omicidio del noto penalista, nonché sindaco di Nocera Inferiore, Giorgio Barbarulo,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ha confessato Macario Mariniello, esponente di spicco della Nco, accusato dell’omicidio del noto penalista, nonché sindaco di Nocera Inferiore, Giorgio Barbarulo, freddato nell’androne del suo studio legale da una raffica di proiettili il 29 luglio del 1980. Ieri, davanti ai giudici della Corte d’Assise del tribunale di Salerno dove è riapprodato il procedimento dopo l’annullamento della condanna in Cassazione, l’imputato in videoconferenza ha vuotato il sacco chiarendo anche il movente del delitto riconducibile ad una relazione allacciata dall’avvocato con la sorella del boss Norma Macario. Nel corso del suo esame, Mariniello, assistito dall’avvocato Gregorio Sorrento, ha ricostruito quel pomeriggio quando, in compagnia di Francesco Sorrentino, si recò allo studio legale di Barbarulo dove trovò sua sorella, seminuda e in stato confusionale. Barbarulo si toccava davanti a lei e scattava delle foto.


Mariniello rivestì la sorella e l’accompagnò in macchina, quindi ritornò allo studio e affrontò l’avvocato che lo minacciò: «Se non ve ne andate chiamo i carabinieri». Fu proprio quella minaccia a scatenare il raptus omicida: il boss afferrò la pistola, l’avvolse in un panno e fece fuoco trucidando l’avvocato, suo difensore di fiducia. Quando sparò, Mariniello era perfettamente in grado di intendere e di volere: è questo un altro elemento emerso dall’udienza di ieri nel corso della quale è stato chiamato a deporre anche il consulente della Procura che ha smentito la precedente relazione secondo la quale Mariniello era affetto da un vizio parziale di mente originato da epilessia. A parere del perito, l’epilessia non comporta una perdita della coscienza da spingere all’omicidio. Secondo gli inquirenti, il gruppo di fuoco era formato da almeno quattro persone. Mariniello, che all’epoca era latitante per il duplice omicidio di Luigi Lorenzo e Maria Rosaria Pandolfi, raggiunse il suo legale di fiducia all’interno dello studio accompagnato da un complice. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino