Il corpo di «Marittima», la ragazza migrante di origini africane giunta senza vita al porto di Salerno nello sbarco del 5 ottobre 2016, sulla nave norvegese Siem...
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Ma prima che fosse sepolta, don Russo ha voluto presiedere, in obitorio, una cerimonia semplice di benedizione e commiato, durante la quale ha voluto dare un nome a quella ragazza, chiamandola Federica, come il santo celebrato il 18 luglio, giorno in cui, all’improvviso, si è sbloccata la situazione con le autorizzazioni necessarie. Sulla bara, donata da un’agenzia di pompe funebri, che ha offerto l’intero servizio di sepoltura, tre simboli: un fascio di fiori bianchi e gialli, una targhetta con il nome della nave che ha trasportato quei poveri resti e il giorno dell’arrivo in città, l’immaginetta di Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes. «La speranza – dice don Russo – è che un giorno si riesca anche a risalire all’identità della ragazza. Per il momento abbiamo voluto darle un nome, almeno per sostituire quella targhetta ai piedi del letto dell’obitorio (l’avevano chiamata “Marittima”, donna che viene dal mare). Quel nome è segno del suo passaggio sulla terra». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino