SALERNO - «Non fate più del male a mio figlio o mi costringerete ad andare dai carabinieri». Sono le lacrime del gioielliere Nunziante Verderame davanti al...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L’episodio, contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, emerge nell’ambito delle intercettazioni ambientali espletate nella casa del capo clan Pietro Desiderio ristretto ai domiciliari. È il 15 gennaio 2015: Desiderio è nella sua abitazione con i suoi soci. A un certo punto arriva Rosario Scifo, uno tra gli emissari più violenti del clan. Desiderio lo mette in guardia intimandogli di non avere condotte troppo violente che potrebbero nuocere al sodalizio. Desiderio spiega a Scifo che il gioielliere si era recato a casa sua mettendosi a piangere e dicendogli che se Scifo avesse continuato ad utilizzare un comportamento così violento avrebbe denunciato tutto ai carabinieri. Dopo aver affermato di aver rimproverato per il suo atteggiamento anche Giovanni Coppola, Pietro Desiderio aggiunge di aver riferito a Nunziante, che gli aveva confessato di avere difficoltà economiche, che non avrebbe più permesso a nessuno di picchiare il figlio Alessandro ma che comunque avrebbe dovuto continuare a pagare.
Nell’ordinanza di custodia cautelare redatta dal Gip sono decine gli episodi che evidenziano la spietatezza di Desiderio e dei suoi gregari pronti a tutto pur di costringere le vittime a versare la retta al clan. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino