«Vediamoci alle 14 davanti al Comune. Mettiamoci insieme. Siamo anche noi l’Italia che resiste». Un messaggio sul cellulare basta per prendere appuntamento tra...
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«L’Italia che resiste» è un’iniziativa nazionale che nasce come reazione spontanea di un gruppo di cittadini impegnati davanti al quotidiano sfoggio di xenofobia, egoismo e mancanza di empatia. «Non vogliamo essere come chi, in tempo di guerra, ha finto di non vedere quello che stava accadendo - scrivono gli organizzatori - Vogliamo essere la scintilla di una nuova resistenza. L’Italia che resiste sostiene l’illegittimità umana e morale dei provvedimenti in materia di sicurezza». Il tam tam è giunto fino ad Eboli, il giorno dopo la notizia di Hugo, un ragazzo di origini brasiliane, atleta, che ha subito una violenta aggressione da quattro ragazzi autoctoni e con la fedina penale non proprio immacolata. La sua storia ha toccato il cuore di molti ebolitani che hanno espresso, alla sua famiglia, la loro vicinanza e hanno intenzione di mettersi insieme. «Non ne possiamo più», sbottano. Ma che aria tira davvero in città? «Per rispondere, devo utilizzare il termometro della mia professione- spiega Rosario Vece, medico e presidente dell’Associazione L’altritalia - Non ho avuto manifestazioni forti di violenza e razzismo. Ma si ha paura che lo straniero possa rubare lavoro all’ italiano». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino