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Ha gli occhi vispi ed è “terribile” come tutti i piccoli della sua età. Ma sta bene e, soprattutto, cresce in salute il piccolo Francesco, il bambino cilentano di Alano, una frazione di Santa Maria di Castellabate, nato a marzo del 2021 al policlinico di Napoli con una rara malattia genetica (la sindrome di Noonan) scoperta mentre la madre era in gravidanza con un’amniocentesi che prospettava al nascituro un futuro incerto e difficile.
E invece due giorni fa al Santobono, il piccolo ha tolto la Peg e festeggerà così il suo secondo Natale mangiando da solo, come è già capace di fare, libero dal sondino inserito in addome, che gli ha consentito finora di alimentarsi. «Francesco dopo la nascita arrivò al Monaldi intubato, con una grave insufficienza cardiaca e respiratoria e altre anomalie che lo mettevano in pericolo di vita come capita ai neonati colpiti da questa malattia», spiega Giuseppe Limongelli responsabile del Centro di coordinamento malattie rare della Regione Campania.
Francesco dopo la nascita fu ricoverato per nove mesi al Monaldi, prima presso la neonatologia diretta da Giovanni Chello e poi al centro guidato da Limongelli. Infine al Santobono dove è stato dimesso il 24 dicembre dell’anno scorso. «In tutto questo tempo ha seguito una terapia sperimentale con uno di quei farmaci cosiddetti a “uso compassionevole” come si dice quando non ci sono altre opzioni di cura - continua Limongelli - su un farmaco antitumorale, il trametinib, che si è rivelato straordinario e che, nei pochi casi trattati (quello di Francesco era il terzo nel mondo e il primo in Italia ma oggi se ne contano altri, ndr) ha sempre dato ottimi risultati».
«Francesco è bello vispo, pieno di vita e in salute - dicono la mamma Mariassunta Mazzeo e il papà Giuseppe Della Torre - pronuncia le prime frasi, ama i cartoons dei supereroi ed è irrequieto come tutti i bimbi.
La sindrome di Noonan è una malattia multisistemica causata da mutazioni germinali di due geni, quello che codifica per la proteina tirosina fosfatasi identificato nel 2001 e quelle del gene SOS1, ma ci sono anche altre varianti. La prevalenza stimata è di un caso su 2.500 nati vivi ed è la più frequente cardiopatia congenita dopo quella provocata dalla trisomia del 21 (sindrome di Down). Finora per la malattia non era disponibile alcun trattamento specifico. Durante la gravidanza l’identificazione di un eccesso di liquido amniotico e versamento pleurico bilaterale nel caso di Francesco aveva reso necessari i test genetici. Le analisi eseguite sui genitori hanno poi rivelato che si è trattato di una mutazione che il bambino non ha ereditato da loro ma che si è verificata per la prima volta su di lui durante lo sviluppo, un evento spontaneo ancorché ora trasmissibile. Il piccolo era nato pretermine e dopo il parto cesareo d’urgenza aveva avuto necessità della ventilazione meccanica con una grave tachicardia atriale multifocale incessante, resistente ai farmaci e il progressivo declino della funzione respiratoria.
«Un team multidisciplinare discusse le diverse opzioni - conclude Limongelli - e decidemmo la somministrazione compassionevole di trametinib, attualmente approvato solo per il trattamento del cancro. Così fu eseguito un protocollo di screening, che comprendeva valutazioni oftalmologiche, cardiologiche, dermatologiche, radiografiche ed ematologiche, per monitorare possibili effetti collaterali. Dopo quattro giorni di trattamento, l’ecografia polmonare già mostrò l’assenza di versamento pleurico e un miglioramento significativo dei parametri respiratori e il piccolo fu subito estubato. Dopo quattro mesi di follow-up, il neonato era in buone condizioni cliniche, la cardiomiopatia ipertrofica migliorava e non sono stati registrati ulteriori episodi di tachicardia atriale multifocale. La terapia antiaritmica è stata sospesa e non è emerso alcun effetto collaterale noto per essere associato a trametinib. Tuttavia, a causa di difficoltà di alimentazione e laringomalacia conseguenti alla prolungata intubazione endotracheale, è stata eseguita una gastrostomia endoscopica percutanea che oggi può essere tolta». La terapia sta insomma funzionando.
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