Omicidio Mario Solimeno, i periti del giudice: «Medici senza colpe»

Secondo i due consulenti tecnici, alla luce della documentazione sanitaria, l'assistenza prestata alla vittima è stata tempestiva, adeguata nei mezzi e corretta

Mario Solimeno
Periti davanti al giudice per stabilire dinamiche e responsabilità in relazione all'omicidio di Mario Solimeno, l'artigiano appena 29enne freddato nel rione Pescara...

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Periti davanti al giudice per stabilire dinamiche e responsabilità in relazione all'omicidio di Mario Solimeno, l'artigiano appena 29enne freddato nel rione Pescara di Eboli il 29 settembre e spirato il 26 ottobre scorso all'ospedale dei Colli a Napoli dopo circa un mese di agonia. L'appuntamento è domani mattina davanti al gip del tribunale di Salerno Giandomenico D'Agostino e ai legali di parte, l'avvocato Giuseppe Russo per gli imputati - i tre fratelli ebolitani Giuseppe, Felice e Gaetano Celso - e l'avvocato Stefania Pierro che rappresenta la vedova e i familiari della vittima. Quello che sembra emergere alla vigilia dell'incidente probatorio è l'assenza di qualsiasi responsabilità, nell'ambito del decesso, da parte dei medici, mai nemmeno indagati, che ebbero in cura il 29enne. Questa, almeno, la tesi dei periti nominati dal gip, il dottore Giuseppe Consalvo, medico legale e il dottore Antonio Perna, anatomopatologo.

Secondo i due consulenti tecnici, alla luce della documentazione sanitaria, l'assistenza prestata alla vittima è stata tempestiva, adeguata nei mezzi e corretta nei modi laddove, già a distanza di pochi giorni dal ricovero, le condizioni cliniche del 29enne sono evolute rapidamente verso una condizione di estrema gravità. Nessuna condotta omissiva, quindi, da parte dei sanitari dei vari centri ospedalieri dove è stato ricoverato dal 29 settembre al 26 ottobre scorsi. Era stato proprio l'avvocato degli indagati, il penalista Giuseppe Russo, a sollecitare tali indagini. L'altro nodo da sciogliere in sede di incidente probatorio è capire chi dei tre fratelli indagati avrebbe esploso il colpo di pistola. Ed è questo il punto più complicato. A tale scopo è stato nominato il dottore Antonio Carvasce, esperto in balistica. Alla luce dei rilievi sull'autovettura è intanto possibile ipotizzare che il killer abbia sparato dal margine della strada colpendo in rapida successione l'auto in transito sulla quale viaggiava la vittima. È stato il secondo proiettile a colpire Solimeno, conficcandosi nel lato destro del collo. La morte è sopraggiunta 27 giorni dopo la sparatoria in quanto il proiettile che ha colpito la vittima ha causato lesioni midollari e polmonari che, nonostante i trattamenti dei sanitari intervenuti presso i vari nosocomi, hanno poi causato un'insufficienza respiratoria e un arresto cardiaco.

L'agguato andò in scena il 29 settembre. L'uomo si stava recando dalla sorella a bordo di una Punto quando, in via D'Urso, finì nel fuoco incrociato che colpì la carrozzeria dell'auto e i finestrini. Un colpo di pistola lo raggiunse al collo. Solimeno venne accompagnato in ospedale dal fratello ma le sue condizioni apparvero subito gravi. Dopo un primo intervento dei medici ebolitani, fu trasferito a Napoli, al Cardarelli e infine venne operato al Cto. Morì dopo 27 giorni di agonia. 

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Il Mattino