Massacrato di botte davanti alla fidanzata, confermato l'ergastolo per il rom assassino

Massacrato di botte davanti alla fidanzata, confermato l'ergastolo per il rom assassino
Condannato all’ergastolo il romeno che uccise di botte Natalino Migliaro. Il nuovo processo d’appello ha confermato la sentenza di primo grado a carico di Ionut Alexa...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Condannato all’ergastolo il romeno che uccise di botte Natalino Migliaro. Il nuovo processo d’appello ha confermato la sentenza di primo grado a carico di Ionut Alexa emessa nel 2017 in abbreviato dalla Corte di assise di Salerno. Condanna che era stata poi ribaltata l’anno successivo, nel primo processo d’appello che condannò lo straniero a soli 20 anni di reclusione. A quel punto il procuratore generale Leonida Primicerio presentò ricorso in Cassazione e i giudici della Suprema Corte disposero un nuovo processo per Ionut Alexa riconoscendo l’aggravante della connessione teleologica tra l’omicidio, la rapina e la violenza sessuale subita dalla fidanzata della vittima (esclusa in secondo grado) e rinviando nuovamente gli atti alla Corte di assise d’appello di Salerno.


Il nuovo verdetto d’appello ha così condannato l’imputato all’ergastolo come era stato in primo grado (la corte che ha emesso la sentenza di ieri, accogliendo la richiesta del Pg Taddeo del carcere a vita, era presieduta dal giudice Palumbo, a latere Brancaccio). Alla lettura del dispositivo erano presenti i familiari del 34enne ucciso che, rappresentati dall’avvocatessa Maria Gabriella Gallevi, erano parte civile. Ad incastrare il romeno (difeso dall’avvocato Marco Bruttapasta) accusato di omicidio, c’era il Dna compatibile con quello ritrovato sul luogo dell’aggressione avvenuta la sera del 4 ottobre 2014 in via Idrovora tra l’Aversana e località lido Lago a Battipaglia. La vittima e la sua fidanzata, infatti, si erano appartati quando vennero assaliti da due uomini incappucciati: un’aggressione feroce (che dopo due mesi, tra ospedale e centro di riabilitazione, portò alla morte la vittima) dovuta probabilmente a una rapina finita male o per essere stati scambiati per una cliente ed una prostituta che si erano intrattenuti in una zona di competenza di altri protettori in lotta per la spartizione del lucroso «affaire» della prostituzione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino