Se si pensa al lavoro che c'è stato dietro e che ha fatto impazzire i finanzieri del Gruppo Salerno, allora l'espressione più adatta è quella di...
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Già in fase di indagini preliminari su oltre 1.000 posizioni «irregolari» era stato proprio l'ex procuratore capo Corrado Lembo a chiedere al suo sostituto una scrematura, eliminando tutti quelli che erano responsabili di una o al massimo due violazioni relativamente alla timbratura del proprio badge. E questo perché sarebbe stato impossibile pensare di mettere quasi tutti i dipendenti dell'azienda ospedaliera sotto processo. Così una prima scrematura ha lasciato fuori circa 200 persone per le quali fu la stessa procura a chiedere l'archiviazione. Poi è intervenuto il gup, Piero Inidinnimeo, che ha decretato il non luogo a procedersi perché il fatto non sussiste ritenendo che, più che di un reato penale, erano tutti responsabili di una violazione amministrativa, ovvero dell'articolo 55 quinques della decreto legislativo 165/2001, detto anche legge Brunetta: insomma, errato uso del badge aziendale (circa seicento proscioglimenti in diverse tranche). Nei giorni scorsi lo stesso giudice per l'udienza preliminare ha archiviato una serie di posizioni per il quale il sostituto procuratore Francesco Rotondo aveva chiesto il rinvio a giudizio e questo perché ha riconosciuto la particolare tenuità del fatto. A questo punto la procura di Salerno potrebbe valutare una richiesta di archiviazione per tutti, eccetto i 189 più quattordici già finiti a processo. I primi, però, alla luce delle ultime valutazioni giuridiche potrebbero avere una speranza di redenzione. I quattordici della prima ora, invece, sono stati incastrati dalle loro attività extralavorative riprese nei video della guardia di finanza e non dall'errato uso del badge.
Anche i giudici della Corte d'appello del tribunale di Salerno (presidente Cavaliere, a latere Rulli) hanno confermato nei giorni scorsi, seppure con una formula meno favorevole agli imputati, il provvedimento di non luogo a procedere firmato dal gup Indinnimeo a carico di 40 infermieri, coinvolti in una delle tante tranche in cui si è divisa l'inchiesta. Ed è soltanto il primo di una serie di ricorsi già presentati e che potrebbero concludersi nello stesso modo.
Ben presto, dunque, il caso potrebbe tornare nuovamente nelle competenze dell'azienda ospedaliera universitaria che dovrà riprendere in mano i fascicoli e valutare le posizioni dei propri dipendenti da un punto di vista amministrativo. La commissione interna d'indagine, all'epoca del commissario straordinario Cantone, congelò le valutazioni in attesa, appunto, dell'esito giudiziario. Ora che è stato confermato anche dalla Corte d'Appello che si tratta di un reato amministrativo, in via San Leonardo si dovranno prendere decisioni. Anche importanti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino