È il 15 novembre 2018 quando Papa Francesco attende il presidente israeliano Reuven Rivlin nella biblioteca della seconda loggia del Palazzo apostolico, in Vaticano. Il...
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«Ho avuto modo di parlare con Papa Francesco – ci racconta – percependo sempre la sua grande capacità di ascolto, per niente formale. S’informa, domanda. E così, parlando, gli ho detto dei progetti della Facoltà teologica e del convegno che stavamo organizzando con l’intenzione di dedicarlo alla costituzione apostolica Veritatis Gaudium circa le università e le facoltà ecclesiastiche. È lui stesso ad averla approvata. In quel momento ho avuto l’idea di chiedergli di partecipare. Lui, là per là, mi ha detto di no. Mi ha risposto: sai che non partecipo a convegni». Intanto il presidente Rivlin arriva accompagnato dalla delegazione israeliana. Il dialogo è informale. Papa Francesco si rivolge al capo di stato con una frase che resta impressa: «Il grano può crescere nel deserto, come nel deserto dell’inimicizia può crescere l’amicizia per avere la pace». E Rivlin gli risponde: «È vero che può crescere il grano nel deserto, noi ci abbiamo portato l’acqua e lo abbiamo visto fiorire». Quando, dopo 35 minuti, il dialogo termina, Francesco saluta Padre Pino con parole che sembrano quasi concedere qualche speranza. Non sono letterali, ma sembra quasi voler dire «teniamoci in contatto su quella questione». Passa qualche giorno. Il teologo dimentica quasi l’invito e forse non crede nemmeno lui che possa essere accolto. E, invece, mentre si trova a fare lezione in un’aula della Facoltà, sente squillare il telefono. Il numero che chiama è sconosciuto. Non risponde e il telefono continua a suonare a vuoto. Risponderà più tardi quando è in uno studio dentistico, in coda per pagare la parcella del medico. «Dall’altra parte – continua a raccontare – è la Santa Sede che mi dà la notizia: il Papa ha accettato l’invito. Verrà a Napoli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino