Patto criminale tra nocerini e napoletani nel nome del clan Mazzarella

Patto criminale tra nocerini e napoletani nel nome del clan Mazzarella
«Chi deve avere i soldi se li viene a prendere da te». È la minaccia telefonica che Anna Rita Iualiano fa alla commerciante. E i «proprietari» dei...

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«Chi deve avere i soldi se li viene a prendere da te». È la minaccia telefonica che Anna Rita Iualiano fa alla commerciante. E i «proprietari» dei soldi, sono i napoletani. I due ritenuti vicini al clan Mazzarella, Simone Iacomino e Giovanni Ascione. Ma le minacce più significative arrivano alla commerciante da Leontino Cioffi, a sua volta incalzato da alcuni personaggi di Napoli «amici di Giovanni di Portici». Prima ci va giù soft: «Stai attenta, questi sono accelerati...ti vogliono buttare a terra il magazzino». Poi in maniera più forte: «Ho fatto il pieno di benzina, ti appiccio a te e al magazzino se non mi dai ventimila euro». Minacce ripetute, fatte anche di persona fino a quando, un giorno, non la prende a schiaffi all’interno dei suo negozio causandole delle lesioni. E chiedendole di restituire la somma anche «500 euro a settimana». Un incubo per la donna di Cava de’ Tirreni, pressata da tutti, anche dai napoletani che, probabilmente per verificare la veridicità delle informazioni che ricevevano dai «soci», in prima persona le chiedono se aveva «consegnato i soldi a Cioffi e agli altri di Nocera». 

E facendole presente anche quello che era il suo gruppo di appartenenza: i Mazzarella di Napoli. Gruppo al quale Iacomino ed Ascione sarebbero affiliati in virtù del 416 bis. La curiosità: ad orchestrare il tutto era stato proprio Iacomino, dal carcere dove era detenuto, mentre Ascione era il suo braccio operativo anche se, per un certo periodo, ai domiciliari. Tra i napoletani ed i nocerini, hanno appurato i carabinieri, c’eraanche ino strano traffico di carte prepagate per effettuare i pagamenti necessari a ripulire il denaro.

C’è un rapporto in costruzione tra i nocerini e i napoletani. È quanto emerge dalle carte dell’inchiesta. «Dobbiamo farci una mangiata», dice Cioffi ad Ascione ma questi risponde: «Se nella vita vuoi diventare davvero amico di mio fratello non devi farmi perdere i soldi di quella....». «Allora, stammi a sentire, io te lo ripeto un’altra volta. Ti i soldi di quella.... non lo perderai mai perchè me la devo mangiare, me la devo mangiare cruda senza limone». prosegue Cioffi. «Ed io questo voglio» gli fa ha eco Ascione. E Cioffi replica: «Non ci posso credere... quella si è buttata a caserma, ma si può buttare altre dieci volte, io non la molla mai». 

Ci sono ancora dei filoni investigativi aperti: anche nelle carte dell’inchiesta non mancano gli omissis che riguarderebbero altre persone nel mirino degli inquirenti. L’ipotesi seguita dall’Antimafia è quella di un patto di collaborazione tra il gruppo di Nocera e i napoletani, per farsi campo in altri territori. Una occasione che può servire ai primi per sfuggire ai controlli sul proprio territorio, ai secondi di espandersi in tutta la provincia. Una situazione di pericolosità, quella nell’Agro nocerino, secondo gli investigatori, che emerge anche dai comportamenti assunti da Michele Cuomo il quale agisce come se tutto il territorio fosse suo. Il motivo della sua intransigenza nei confronti del Te.ca Bar, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato soltanto di «simpatia» nei confronti di un altro esercizio commerciale (estraneo alle indagini) nei paraggi e che sarebbe stato danneggiato dall’apertura di un nuovo locale.

 

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Il Mattino