Una boccata d’ossigeno. Ma solo fino alla fine dell’anno. Sono questi gli elementi del percorso di cassa integrazione a cui gli operai delle fonderie Pisano potrebbero...
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A discutere delle possibili forme di sostegno al reddito dei dipendenti dello stabilimento c’erano i segretari della Cgil di Salerno e della Fiom, Anselmo Botte e Francesca D’Elia, un rappresentante dell’azienda e l’assessore regionale al Lavoro, Sonia Palmieri. «In questa condizione di fermo del lavoro – puntualizza la D’Elia – non ci sono proprio i margini per accedere alla cassa integrazione straordinaria, perché il discrimine della vicenda è la continuità della lavorazione. Se ci fosse quantomeno una prospettiva di ripresa del lavoro, allora gli elementi per accedere alla cassa integrazione straordinaria ci sarebbero tutti, ma, purtroppo, in questo frangente a macchine ferme non si sa fino a quando, l’unica ancora di salvezza sono gli ammortizzatori in deroga».
Azienda, Regione e sindacati si sono aggiornati alla settimana prossima: in questi giorni di tempo i tecnici delle fonderie dovranno analizzare la gestione dei costi del personale, per poi presentare, nel prossimo confronto, un report dettagliato con cifre e dettagli. L’assessorato regionale al Lavoro, d’altra parte, dovrà verificare bene la effettiva possibilità di inserire anche i lavoratori delle fonderie Pisano nel capitolo degli ammortizzatori sociali in deroga. «La cassa in deroga – aggiunge la D’Elia della Fiom di Salerno – darebbe pochi mesi di respiro ai lavoratori dello stabilimento, un po’ di ossigeno in attesa che la vicenda comunque si sblocchi in qualche modo. Il nodo cruciale della questione è la ripresa della produzione, che, però, non dipende da nessuno dei soggetti che erano seduti ieri al tavolo del confronto in Regione».
Che la ripresa della produzione fosse importante lo avevano detto anche i vertici delle fonderie nella riunione al ministero di inizio settimana, sottolineando che «permane un problema molto serio di continuità produttiva che non può essere accantonato. La disdetta delle commesse ha già causato l’attivazione della procedura di mobilità per 120 addetti. E’ del tutto evidente che la ripresa della produzione nel sito di Fratte - nelle modalità che le Autorità competenti eventualmente potranno decidere - resta per la proprietà un presupposto indispensabile per giungere alla piena delocalizzazione con l’azienda in condizioni di sopravvivere e di competere, per quanto ancora possibile, sul mercato». La procedura di mobilità per i lavoratori delle fonderie resta ancora in piedi. E di tempo, per chiudere anche questo aspetto evitando i licenziamenti, ce n’è poco. Entro la metà di dicembre, infatti, scadranno i termini per la chiusura della procedura. Ieri mattina, intanto, un gruppo di lavoratori delle fonderie, con indosso i propri caschetti da lavoro e le bandiere tricolore, hanno organizzato un sit in pacifico difronte al tribunale di Salerno. «Abbiamo messo un tricolore – hanno detto – per ricordare che il diritto al lavoro è sancito dalla Costituzione italiana, e noi faremo di tutto per difenderlo».
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Il Mattino