Accuse e veleni. Prima tenuti abbastanza sottotraccia e ora esplosi nel pieno della campagna elettorale. Con la famiglia di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica-Acciaroli ucciso...
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Come a dire non c'è solo Alfieri che, a sua volta, non ci sta e attacca: «Angelo Vassallo era un mio amico e per anni non ho risposto alle critiche arrivate dalla sua famiglia nei mesi successivi il suo tragico omicidio. Rompo il silenzio solo ora perché non voglio s'infanghi la memoria di un uomo di cui ero amico».
Veleni su veleni alla vigilia di quella che potrebbe diventare la pietra tombale sull'inchiesta per individuare i killer e il movente dell'uccisione del sindaco di Pollica-Acciaroli: l'ultima proroga alle indagini concessa dal gip del tribunale di Salerno scade infatti alla fine di questo mese. Poi sarà il buio.
E se sinora a lanciare bordate contro il Pd, per aver lasciato solo il sindaco, sono stati i due fratelli Dario e Massimo, stavolta è il figlio Antonio, pescatore come suo padre. «Nel corso degli anni, le indagini proseguirono anche in correlazione all'omicidio di mio padre ed Alfieri, inquisito, non potette candidarsi nel 2015 alle regionali campane. Ora la candidatura supportata da De Luca», premette. Poi la richiesta perentoria: «Noi familiari ci sentiamo sempre più distanti dalle scelte di questo partito e chiediamo di non associare più il nome di mio padre al partito, cambiando gentilmente anche la denominazione dei circoli a lui dedicati con l'augurio che la memoria non venga solo affissa». In mezzo, e lo ricorda il figlio del sindaco, l'inchiesta sulle strade fantasma, pagate ma mai costruite, su sui indagò a lungo Angelo, scrivendo lettere su lettere ad Alfieri quando era assessore provinciale per denunciare tutto. Non avvenne però nulla. Era il processo «ghost roads» e Antonio Vassallo sottolinea una prescrizione sopravvenuta per Alfieri.
«Non sono mai stato indagato in quell'inchiesta e, quindi, non c'è alcuna prescrizione. E quelle lettere di cui parla il figlio non mi sono mai arrivate: io da assessore firmavo i pagamenti che gli uffici tecnici mi sottoponevano. Ma quelle strade non sapevo nemmeno dove erano», replica Alfieri che sottolinea: «Io di Angelo ero non solo collega di partito ma amico e sono stato più volte a casa sua a pranzo e a cena. La famiglia, questo, dovrebbe ricordarlo».
La prescrizione per Alfieri, invece, l'ha ricordata più volte Dario, il fratello del sindaco ucciso, riguarda il «Due torri bis», un'altra vicenda di appalti gonfiati e sempre per alcune strade non realizzate, denunciata dal sindaco Vassallo. «In quel procedimento - ricorda il fratello della vittima - c'è stata la prescrizione per Alfieri. Ma la cosa più scandalosa è che il Comune a lungo guidato da Angelo, quello di Pollica-Acciaroli, non si sia costituito parte civile al processo: l'abbiamo fatto noi come fondazione intitolata proprio ad Angelo». Di più non dice il medico che vive da anni a Roma ma lancia l'appuntamento della prossima settimana ad Acciaroli: «Vogliamo conoscere la verità, ci batteremo fino a quando non la sapremo. Per questo sabato prossimo saremo in Cilento con moltissimi sindaci provenienti da tutta Italia per dire con forza che bisogna lavorare finché non saranno individuati i killer di mio fratello».
Ma nel solco dei veleni rimangono le polemiche politiche in cui Emiliano, leader dell'opposizione nel Pd, ne approfitta per attaccare i vertici del Nazareno dopo la vicenda della renzianizzazione delle candidature nelle liste. Ferita ancora aperta e destinata a non rimarginarsi. Anzi. Perché Emiliano sembra annunciare uno scontro che si appaleserà un minuto dopo le elezioni: «Purtroppo quei moltissimi che in Campania avrebbero votato per il Pd che tuo padre rappresenta - scrive Emiliano rivolgendosi al figlio del sindaco - non andranno a votare o voteranno altre forze politiche perché casa nostra, quella costruita dai partigiani durante la Resistenza e fatta diventare bellissima da gente come tuo padre, è stata invasa da personaggi improbabili e opachi come quelli da te descritti. Ma - conclude - tenteremo con tutte le nostre forze di scacciare questi personaggi dal Pd». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino