L’Asl recluta medici in pensione per far fronte a una eventuale esplosione di contagi da coronavirus. La manifestazione d’interesse, per l’assunzione di sei mesi...
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L’anemia di camici bianchi provocata da anni di blocco del turn-over rappresenta una seria criticità in questo momento di emergenza, così l’Asl, per rimpolpare gli organici, nel caso l’atteso picco di contagi lo richiedesse, presenta una manifestazione di interesse per costituire un apposito elenco aperto di medici collocati in pensione disponibili a prestare attività necessaria a garantire l’erogazione delle prestazioni di assistenza sanitaria in ragione delle esigenze straordinarie ed urgenze derivanti dalla diffusione del covid-19. I rapporti di lavoro avranno durata non superiore a sei mesi, eventualmente prorogabili in ragione dello stato di emergenza sino al 2020. L’avviso pubblico è indirizzato a specialisti di anestesia e rianimazione, pneumologia; malattie infettive, cardiologia, medicina interna, medicina d’urgenza (pronto soccorso e radiodiagnostica) con un compenso orario previsto pari a 60 euro lordo.
Nel frattempo, però, gli specialisti interni dell’Asl chiedono la creazione di una unità di crisi territoriale, con la partecipazione di rappresentanti della direzione sanitaria aziendale, di almeno due rappresentanti dei medici specialisti, e del presidente del comitato regionale paritetico o un suo delegato. La struttura dovrà garantire «l’indispensabile rispetto di un protocollo per l’accesso alle strutture territoriali degli assistiti, che devono essere sottoposti a prestazioni mediche non differibili; protocollo che, purtroppo, viene solo parzialmente applicato in alcuni distretti - scrivono i camici bianchi in una missiva al direttore sanitario Ferdinando Primiano - Si chiede la trasformazione degli spazi orari previsti per le visite differibili e programmate, in spazi per la consultazione telefonica con lo specialista, mediante numeri dedicati e comunicati il giorno precedente al paziente, in equipe con il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta. L’attivazione della telemedicina, anche con l’utilizzo su larga scala delle modalità agevolmente disponibili (skype, whatsapp, social) negli ambulatori specialistici che sono provvisti di dispositivi telematici, con la possibilità di interfacciarsi visivamente con il paziente, scambiarsi gli accertamenti clinici eseguiti e le prescrizioni terapeutiche. Per le visite domiciliari dovrà essere fatto obbligatoriamente un triage (controllo) telefonico preventivo da parte dello stesso Specialista, che si recherà al domicilio obbligatoriamente provvisto di dispositivo di protezione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino