Il boss Persico pagava le spese legali dei suoi affiliati: «Fate un buon lavoro»

Il boss Persico pagava le spese legali dei suoi affiliati: «Fate un buon lavoro»
Cinquecento euro al mese, circa 150 a settimana, per le sole spese in carcere. È quanto Ciro Persico, lo «zio», garantiva ai suoi affiliati arrestati. Un...

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Cinquecento euro al mese, circa 150 a settimana, per le sole spese in carcere. È quanto Ciro Persico, lo «zio», garantiva ai suoi affiliati arrestati. Un «atto dovuto», come dice lo stesso Gennaro Caracciolo alla madre durante un colloquio a Fuorni intercettato dai carabinieri, perché «quei soldi sono anche i miei». Soldi che gli venivano inviati da Patrizio Cerrito e Luigi Iannone. Era sempre lo «zio» a decidere chi avrebbe dovuto procedere alla consegna e ad «autorizzare» eventuali diverse disposizioni, come nel caso di Luigi Iannone: i soldi furono dati al padre di questi ma Persico autorizzò che fossero consegnati al giovane dalla sua fidanzata durante un colloquio. Unica richiesta del capo del gruppo criminale, è che le somme di denaro fossero accompagnate da un biglietto con indicazione del nome di chi le inviava. Anche dopo il suo arresto, i carabinieri della compagnia Salerno (agli ordini del maggiore Adriano Castellari e del capitano Andrea Semboloni) hanno accertato che Persico continuava, da dietro le sbarre della sua cella, a garantire contributi ai suoi uomini. Lo «zio», difatti, nominò Eugenio Siniscalchi, addetto alla riscossione dei crediti per «elargire», scrive nell’ordinanza il gip Maria Zambrano, soldi alle famiglie dei detenuti. 

 
E il boss del centro storico non provvedeva soltanto al loro sostentamento, bensì anche alle spese legali. Nel caso sempre di Iannone, arrestato il 17 novembre 2017 perché trovato in possesso di hashish, è proprio lo «zio» a chiamare di persona, al telefono, il legale di fiducia nominato dal suo uomo per «caldeggiare» una «buona difesa» e raccomandarsi di fare bene il suo lavoro. Atteggiamenti da boss, come quello di ricevere per appuntamento a casa chi voleva parlare con lui, anche durante i domiciliari, che hanno consentito a Ciro Persico di mantenere l’indiscussa leadership del gruppo e di vantare sempre più «credito» anche con i capi di altri schieramenti criminali. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino