Pisano, i lavoratori: «Ora dissequestro, non ci sono alibi»

Pisano, i lavoratori: «Ora dissequestro, non ci sono alibi»
Da un lato c’è il comitato Salute e vita che spariglia le carte con una proposta di «lavoro a portafoglio: la cessione temporanea, nelle more della...

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Da un lato c’è il comitato Salute e vita che spariglia le carte con una proposta di «lavoro a portafoglio: la cessione temporanea, nelle more della delocalizzazione, dei clienti dell’opificio di Fratte ad altre aziende». Dall’altro c’è la Fiom nazionale con Maurizio Marcelli che mette nel mirino la magistratura: «Non ci sono più alibi: la magistratura ha il dovere di dissequestrare la fabbrica». Il giorno dopo l’ufficializzazione del luogo individuato per realizzare le nuove Fonderie Pisano è scontro a distanza. In attesa di discutere a palazzo santa Lucia, oggi pomeriggio, degli ammortizzatori sociali per salvaguardare gli operai.

La giornata era iniziata nel migliore dei modi, con un tentativo di dialogo tra le parti. Una delegazione di tecnici e lavoratori dell’opificio di via dei Greci si era recata alla conferenza stampa convocata dai cittadini di Fratte. Un gesto importante, che tuttavia potrebbe non avere futuro. Alla base, la proposta di un lavoro «a portafoglio» che il comitato Salute e vita ha portato sul tavolo prendendo spunto da esperienze consumatesi «in Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e in Campania. In momenti di crisi o di calamità naturali, per le industrie con i capannoni danneggiati o impossibilitate a portare a compimento le commesse – ha spiegato Lorenzo Forte - il ministero dell’economia, d’intesa con la Regione, ha messo su un accordo con industrie similari per spostare la produzione delle commesse, che restavano comunque in capo all’azienda principale». In sostanza, si tratterebbe di una delocalizzazione della produzione, con un guadagno minimo per l’imprenditore che, però, non perderebbe i clienti in virtù «di un accordo per evitare che i clienti, per i successivi cinque anni, possano avere rapporti commerciali con le aziende che le vanno a sostituire nella produzione». In questo modo sarebbe possibile anche bypassare l’eventuale diniego, da parte della magistratura, di consentire l’apertura a regime ridotto dello stabilimento di Fratte. «Gli operai di Pisano - ha aggiunto Forte - potrebbero godere della cassa integrazione, ma potrebbero anche essere impiegati per la bonifica del sito di Fratte o per la realizzazione del nuovo impianto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino