L'ultimo appello di Pisano: «Noi costretti a chiudere le fonderie»

L'ultimo appello di Pisano: «Noi costretti a chiudere le fonderie»
«Di fronte all’atteggiamento oppositivo del territorio, ci saremmo aspettati un comportamento diverso da parte dell’intera filiera istituzionale, che ha dato...

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«Di fronte all’atteggiamento oppositivo del territorio, ci saremmo aspettati un comportamento diverso da parte dell’intera filiera istituzionale, che ha dato spesso la sensazione di inseguire più il consenso mediatico che la ricerca di una soluzione equa». È amareggiato Ciro Pisano. E parla, il manager delle fonderie di via dei Greci, focalizzandosi sul futuro. Perché è vero che a Fratte il lavoro è ripartito, ma le stringenti prescrizioni della Regione Campania e le vicende giudiziarie amministrative e penali pendono come una spada di Damocle sul vecchio opificio. E mettono in discussione l’esistenza stessa dall’azienda. Tanto che, se le istituzioni non faranno la loro parte, «non ci resterà - avverte - che programmare la chiusura». 


Davvero pensa a una soluzione così estrema? 
«È una situazione kafkiana. Siamo un’azienda profondamente legata al territorio; offriamo occupazione a oltre 120 persone; siamo affermati nel segmento delle produzioni di qualità al punto che anche dopo mesi di sospensione delle attività abbiamo ripreso una parte delle quote di mercato. Siamo pronti a investire in provincia di Salerno, attivando oltre 40 milioni di euro di cui più della metà a nostro carico, conservando i livelli occupazionali e con la prospettiva di incrementarli, ma non riusciamo a trovare accoglienza in un luogo dove realizzare un impianto ultra moderno e a bassissimo impatto ambientale. È paradossale, ma sta accadendo nel silenzio delle istituzioni». 

Come pensate di sbloccare la situazione? 
«Siamo pronti a dialogare con il massimo rispetto per la comunità con la quale auspichiamo di interloquire al più presto, e continuiamo nella nostra ricerca. Ma è indispensabile che l’intera filiera istituzionale competente si renda disponibile ad accompagnarci in questo percorso». 

Altrimenti? 

«Dovremo prendere atto che non è più possibile fare impresa, e industria in senso stretto, in provincia di Salerno. E non ci resterà che programmare la chiusura dell’azienda, con la consapevolezza di aver fino all’ultimo provato a fare il nostro lavoro di imprenditori».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino