«Di fronte all’atteggiamento oppositivo del territorio, ci saremmo aspettati un comportamento diverso da parte dell’intera filiera istituzionale, che ha dato...
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Davvero pensa a una soluzione così estrema?
«È una situazione kafkiana. Siamo un’azienda profondamente legata al territorio; offriamo occupazione a oltre 120 persone; siamo affermati nel segmento delle produzioni di qualità al punto che anche dopo mesi di sospensione delle attività abbiamo ripreso una parte delle quote di mercato. Siamo pronti a investire in provincia di Salerno, attivando oltre 40 milioni di euro di cui più della metà a nostro carico, conservando i livelli occupazionali e con la prospettiva di incrementarli, ma non riusciamo a trovare accoglienza in un luogo dove realizzare un impianto ultra moderno e a bassissimo impatto ambientale. È paradossale, ma sta accadendo nel silenzio delle istituzioni».
Come pensate di sbloccare la situazione?
«Siamo pronti a dialogare con il massimo rispetto per la comunità con la quale auspichiamo di interloquire al più presto, e continuiamo nella nostra ricerca. Ma è indispensabile che l’intera filiera istituzionale competente si renda disponibile ad accompagnarci in questo percorso».
Altrimenti?
«Dovremo prendere atto che non è più possibile fare impresa, e industria in senso stretto, in provincia di Salerno. E non ci resterà che programmare la chiusura dell’azienda, con la consapevolezza di aver fino all’ultimo provato a fare il nostro lavoro di imprenditori». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino