Pizzo al mercato ittico, condanna bis per Damiani

Pizzo al mercato ittico, condanna bis per Damiani
Tentò di imporre il pizzo a un operatore del mercato ittico cittadino: nessuno sconto per Bruno Humberto Damiani, alias il brasiliano, unico indagato per l’omicidio del sindaco...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Tentò di imporre il pizzo a un operatore del mercato ittico cittadino: nessuno sconto per Bruno Humberto Damiani, alias il brasiliano, unico indagato per l’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo trucidato il 5 settembre del 2010 a pochi metri dalla sua abitazione. La sentenza è stata pronunciata ieri dai giudici della Corte d’appello del tribunale di Salerno, che, all’esito del processo di secondo grado, hanno confermato a carico del 32enne la pena già comminata lo scorso 27 maggio dai giudici della terza sezione penale del tribunale di Salerno. Cinque anni di reclusione quindi per il giovane italo-brasiliano, assistito dagli avvocati Michele Sarno e Francesca Sarno, che è stato invece assolto, così come in primo grado, dall’accusa di estorsione al nightclub di Eboli «Odissea» (contro quell’assoluzione aveva invece fatto ricorso la Procura).


La vicenda, oggetto del procedimento giudiziario, risale al 2006 e si inserisce nell’ambito delle indagini condotte dal sostituto procuratore dell’Antimafia Rosa Volpe a carico del nuovo gruppo criminale imperante in città, denominato clan di Pastena, capitanato da Giuseppe Stellato. Secondo gli inquirenti Bruno Humberto Damiani gravitava intorno al sodalizio che, a suon di estorsioni, stava tentando di farsi spazio all’interno dello scenario criminale locale dove, a causa degli ultimi arresti, si era creato una sorta di vuoto di potere che le nuove leve avevano intenzione di colmare. Le indagini della Procura prendono in esame una lunga serie di episodi estorsivi ed intimidatori consumatisi in appena tre mesi: settembre-novembre 2006, periodo che era bastato al gruppo di «Pappacchione» per imporsi nel nuovo scenario cittadino. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino