Prestiti usurai alle farmacie, arriva lo stop della Banca d'Italia

Prestiti usurai alle farmacie, arriva lo stop della Banca d'Italia
Concorrenza sleale. È una delle ipotesi investigative a carico del «sistema» - composto da un commercialista, ma anche da avvocati, imprenditori e dirigenti...

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Concorrenza sleale. È una delle ipotesi investigative a carico del «sistema» - composto da un commercialista, ma anche da avvocati, imprenditori e dirigenti aziendali - che intendeva assorbire tutte le farmacie di Salerno e provincia. Una contestazione che viene mossa alla società del gruppo dedita alla commercializzazione di farmaci. Società nei cui confronti pende anche una istanza di fallimento presso il tribunale di Nocera Inferiore. Concorrenza sleale perché il distributore di farmaci, che fa ufficialmente capo all’imprenditore salernitano che avrebbe già acquisito una decina di farmacie tra il capoluogo e la provincia, metteva sul mercato medicinali a prezzi stracciati senza poi pagare le case farmaceutiche. Dalle carte emergerebbe un «buco» di centinaia di migliaia di euro che sarebbero finite clandestinamente nelle tasche degli ideatori del «sistema». Un buco finanziario che, di fatto, sarebbe giustificato dai crediti concessi alle farmacie in difficoltà e mai pagati ma che, di fatto, sarebbe stato «coperto» con gli interessi maturati sui crediti stessi e finiti in altri canali. Insomma, secondo quanto emerso dalle indagini della Dia e della procura Antimafia, tutto sarebbe stato studiato a tavolino. Infatti il loro modus operandi era semplice: concedevano credito sui farmaci posto poi richiedere interessi «importanti» sugli stessi crediti e anche sulle ricette da riscuotere presso l’Asl. Insomma, se una di queste ricette veniva pagata in tempo, loro calcolavano l’interesse non sui singoli giorni di ritardo ma sull’intero mese. Era proprio quando la situazione diventava insostenibile, che l’imprenditore interveniva chiedendo di acquistare attività e debiti tramite un proprio legale di fiducia e con il supporto del commercialista. E, se il farmacista non mollava, l’imprenditore chiedeva di entrare in società. Esattamente, quella che proponeva, era un’ associazione di partecipazione. Oppure, in caso di acquisto dell’attività commerciale, l’ex proprietario diventava dipendente della propria farmacia e questo grazie ad una disposizione contenuta nella legge Monti che consente a chiunque di acquistare farmacie anche senza avere l’abilitazione professionale. 


Prima delle denunce e delle indagini, nel 2016 esattamente, a porre un freno al «sistema» sarebbe stata già la Banca d’Italia bloccando un finanziamento, concesso attraverso fondi lussemburghesi, ad un farmacista salernitano finito nella rete del commercialista e del suo gruppo. Secondo l’istituto di controllo, difatti, sarebbe stata registrata una operazione sospetta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino