OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Docente in pensione rapinato e sequestrato nel suo ufficio da due ragazzi di 18 e 13 anni. A salvarlo è un carabiniere in pensione, suo parente. I due giovani sono stati bloccati all’esterno di un locale in uso alla vittima, in strada. Sullo sfondo di quanto accaduto a Pagani lo scorso venerdì - il 18enne è ai domiciliari - vi è un particolare non secondario. Lui e la vittima si conoscevano. L’anziano è infatti sotto processo per tentata violenza sessuale: è accusato di aver tentato di circuire, anni fa, proprio quel ragazzo - all’epoca minorenne - in cambio di denaro e altre regalie. Questo il contesto nel quale sarebbe maturata la rapina dei due.
Ieri mattina, il 18enne è stato interrogato dal gip: il ragazzo - assistito dal legale Maria Grazia Cafisi - si è difeso, fornendo un’altra versione di quanto accaduto. Oltre a negare la rapina, ha spiegato che si era recato dall’uomo solo per conoscere il motivo della sua assenza all’udienza valida per il processo, dove risulta imputato per presunti abusi. Ha poi negato le minacce e la pretesa dei soldi, che gli sarebbero stati consegnati volontariamente dall’anziano «per farsi perdonare».
Secondo la denuncia infatti, i due giovani avevano fatto irruzione nell’ufficio in uso all’83enne, chiudendo poi a chiave la porta. Il 18enne avrebbe poi rivendicato la consegna di 5000 euro, minacciando l’ex docente con quella pistola giocattolo, puntandogliela alla tempia e poi al mento. L’uomo gli aveva consegnato 90 euro, l’intera somma custodita nel portafoglio. Dopodiché, sarebbe stato scortato nel retro del locale per essere nuovamente minacciato dal ragazzo, il quale aveva promesso di colpirlo con un martello e un attizza fuoco presenti in quella stanza. L’anziano, costretto a restare sotto la minaccia dell’arma, aveva d’un tratto ricevuto la telefonata del nipote. Per evitare sospetti, i ragazzi gli avevano permesso di rispondere e poi di uscire temporaneamente all’esterno, per salutare il parente. Nel frattempo, il 13enne teneva sotto tiro con la pistola l’uomo. Quest’ultimo era poi rientrato in casa, non riuscendo a far comprendere al nipote di essere in pericolo. Con una scusa, poi, era ritornato fuori: notando un carabiniere in pensione di passaggio, suo parente, era riuscito a mimargli il gesto di una pistola. Il militare si sarebbe così avvicinato al locale, bloccando i due ragazzi e facendosi consegnare la pistola e i due bastoni.
Il gip ha confermato per il 18enne gli arresti domiciliari, legando l’episodio a motivi di astio nutriti dallo stesso verso l’anziano. Oltre ai trascorsi tra entrambi - la presunta violenza sessuale per il quale l’uomo è sotto processo - a far agire con rivalsa il giovane sarebbe stata anche l’assenza della vittima all’udienza del processo, che lo vede imputato. Per il 18enne i domiciliari sono ritenuti necessari, vista «l’elevata pericolosità dimostrata».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino