NOCERA INFERIORE. Pronti per andare a Milano, con una pistola nascosta nel cruscotto. Quella circostanza potrebbe ora costare cara ad Antonio La Femina, 50enne di Pagani e Camillo...
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L'averli individuati non fu un caso: l'Antimafia - con delega ai Ros di Salerno e alla Squadra Mobile - stava chiudendo l'attività investigativa ribattezzata "Un'altra storia", concentrata sul gruppo dei fratelli Michele e Luigi Cuomo e Francesco e Mario D'Elia. Era il periodo degli agguati di fuoco a Nocera Inferiore, con un'attenzione massima su tutto il territorio da parte degli investigatori. Seppur i due debbano rispondere solo del possesso dell'arma, il blitz di dicembre della Dda raccontò altro. In particolare, su quel viaggio che La Femina e Fedele si accingevano a fare
Il nocerino, storicamente vicino al gruppo di D'Elia - poi fuso in parte con quello dei Cuomo - era stato "ingaggiato" da La Femina per regolare una questione a Milano, dove lo stesso gestiva un locale. Vittima di un estorsione da parte di un pregiudicato, conosciuto come "zingaro abbruzzese", La Femina si mise in contatto con gli amici di Nocera per il servizio. Fu scelto Fedele, che rappresentava l'elemento che avrebbe dovuto regolare la questione al Nord.
I due viaggiavano con una pistola nascosta all'interno dell'auto, con matricola abrasa e avvolta in un panno. Fedele fu scelto dal gruppo Cuomo - in realtà quasi tutti erano all'oscuro di quella missione - che si accordò anche per un "regalo" in soldi: 1000 euro. Fedele finì in carcere a dicembre, insieme ad altre 20 persone per l'indagine dell'Antimafia. Ora rischia un processo immediato, insieme a La Femina, per la contestazione dell'arma, una calibro 7,65 con tre cartucce. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino