Salerno, assoluzione bis per lo psichiatra accusato di abusi sessuali sulla paziente

Il medico era stato già assolto in primo grado

Un'aula di tribunale
Era stato assolto in primo grado dalla pesantissima accusa di aver stuprato una sua paziente. La Procura aveva appellato quell’assoluzione portando nuovamente lo psichiatra...

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Era stato assolto in primo grado dalla pesantissima accusa di aver stuprato una sua paziente. La Procura aveva appellato quell’assoluzione portando nuovamente lo psichiatra in un’aula di tribunale. La parola fine è stata messa ieri da giudici della Corte d’Appello del tribunale di Salerno che hanno rigettato il ricorso. È la fine di un incubo per un noto professionista salernitano accusato di aver abusato sessualmente di una paziente approfittando dello stato di sudditanza della donna. Il medico, assistito dagli avvocati Silverio Sica ed Alba D'Antonio, si era sempre difeso dalle accuse, affermando di aver avuto una relazione consenziente con la donna 52enne, a sua volta moglie di un medico suo amico. E a dimostrazione della relazione tra i due, lo psichiatra esibì anche alcuni messaggi telefonici che i due amanti si erano scambiati. La vicenda ebbe grande eco a Salerno quando, nel 2015, fu notificato l'avviso di garanzia al medico e disposta una perquisizione presso lo studio professionale alla ricerca di conferme alla testimonianza della donna che, secondo il suo racconto, in un primo momento sarebbe stata succube dello psichiatra e solo in seguito avrebbe compreso ciò che stava accadendo denunciando gli abusi sessuali avvenuti a margine delle sedute di psicoterapia. La vicenda, oggetto del procedimento, risale al dicembre 2014. In un primo momento fu il marito della donna a fare una denuncia, presso il Consiglio dell'Ordine dei medici di Salerno, sul comportamento tenuto dallo psichiatra.

E in seguito, dopo l'esposto della presunta vittima, ex paziente del medico amico di famiglia, fu aperta un'inchiesta penale che portò ad una serie di attività investigative, dalla perquisizione alla richiesta di arresto (respinta sia dal gip che dal tribunale del riesame proprio per quei messaggi che medico e paziente si erano scambiati e che non collimavano con l'idea della «vittima in mano al suo terapeuta carnefice»), fino al rinvio a giudizio nel 2017 e al processo.
 

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Il Mattino