Pusher ucciso a coltellate, pena confermata in Cassazione: diciotto anni al suo killer

Pusher ucciso a coltellate, pena confermata in Cassazione: diciotto anni al suo killer
La Cassazione ha ritenuto inaccettabile il ricorso della Procura di Lagonegro e confermato la condanna a 18 anni per Karol Lapenta, accusato dell’omicidio di Alexander...

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La Cassazione ha ritenuto inaccettabile il ricorso della Procura di Lagonegro e confermato la condanna a 18 anni per Karol Lapenta, accusato dell’omicidio di Alexander Pascuzzo, nell’aprile del 2018. Era stato presentato ricorso in appello contro la condanna a 18 anni di reclusione per Lapenta, autore dell’omicidio di Pascuzzo, il 17enne ucciso con quattro coltellate, di cui una inferta al cuore. Sarebbero troppo pochi gli anni di reclusione inflitti a Lapenta, per cui, invece, la Procura aveva chiesto l’ergastolo. La Corte di Appello ha girato il ricorso, soprattutto tecnico, alla Cassazione, che lo ha respinto. Nelle motivazioni per la sentenza di primo grado, con rito abbreviato, il Tribunale evidenzia che «non ci fu crudeltà né premeditazione nell’omicidio di Pascuzzo». L’omicidio avvenne nei pressi della piscina comunale di Buonabitacolo nell’aprile del 2018. Era maturato nel piccolo spaccio, con Lapenta cliente del pusher Pascuzzo. «Lapenta – secondo la corte – uccise il suo coetaneo per appropriarsi della droga e prendere i 50 grammi di marijuana in possesso a Pascuzzo, visto che non aveva i soldi per acquistarli». La premeditazione era stata eliminata nelle motivazioni del giudice dal fatto che l’omicidio era maturato circa 30 minuti prima del delitto, quando con degli sms i due si erano dati appuntamento. 

«Anche l’aver ucciso Pascuzzo nonostante le tracce telefoniche – secondo il giudice – dimostra la non premeditazione del ragazzo polacco». Il giudice aveva illustrato il quadro clinico di Lapenta e il contesto sociale in cui viveva. Apprendista macellaio, ha, secondo i periti, un personalità borderline e utilizzava di frequente marijuana. Dal punto di vista del contesto sociale, il giudice aveva considerato che i due non fossero né amici né nemici ma con rapporti neutri che non lasciano spazio a premeditazione.

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Il Mattino